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Vino e dintorni

Il vino delle Marche è pronto alla sfida internazionale, intanto si punta tutto sui territori

21 Giugno 2024
Alberto Mazzoni, direttore Istituto Marchigiano di Tutela Vini – IMT Alberto Mazzoni, direttore Istituto Marchigiano di Tutela Vini – IMT

Le modifiche ai vari disciplinari sono in corso, perché il territorio deve essere il baluardo principale da trasmettere. Puntano tutto sui nomi e non sui vitigni all’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, il maxiconsorzio che da 25 anni scommette sulla qualità del prodotto quale elemento distintivo del Brand Marche.

Sono 519 le aziende associate con 15 denominazioni di origine di cui cinque Docg e una Indicazione geografica tipica (Igt). Oggi il consorzio rappresenta l’89% dell’imbottigliato della zona di riferimento e la maggioranza delle esportazioni di vino marchigiane. Con oltre 7.500 ettari tra le province di Ancona, Macerata e Pesaro-Urbino incide per il 45% sull’intera superficie vitata regionale. 

“Stiamo adeguando i disciplinati ai cambiamenti di consumo della gente – ci racconta Alberto Mazzoni, direttore dell’IMT – ma vogliamo distinguere bene i vari territori di produzione dai vitigni. Stiamo per esempio lavorando sul Verdicchio dei Castelli di Jesi Docg per inserire una tipologia superiore. Abbiamo poi sdoganato il disciplinare dei Colli Maceratesi e presto si sdoganerà la tipologia rosato della Docg Conero”. 

Un gioco di squadra, quello del consorzio, che vuole vincere le sfide della globalizzazione e portare i vini delle Marche in giro per il mondo. La promozione, soprattutto quella internazionale, è uno degli aspetti fondamentali. Si punta tutto su Stati Uniti, Canada, Giappone, Regno Unito, Svizzera e Cina. “Cerchiamo di compattarci – continua Mazzoni – perché nei momenti difficili la squadra può far vincere. Essere solisti non aiuta il sistema ma noi siamo un’aggregazione molto forte e compatta e dimostreremo che il progetto è degno. Possiamo poi contare sulla Regione che ci sta sempre al fianco e ci aiuta”. 

Nonostante la crisi, le guerre e le flessioni che hanno colpito il mondo del vino, quello delle Marche sta provando a riprendersi. Una vendemmia difficilissima che ha portato in parte a smaltire giacenze. Ora che il mercato sembra pian piano riprendersi, i produttori delle Marche ci credono: “Risentiamo di queste altalene e montagne russe, ma proviamo anche a inseguire le tendenze”. Da un lato la crescita dei bianchi: nel 2023 sono stati oltre 173 mila gli ettolitri in bottiglia (tutti i formati) delle denominazioni tutelate da Imt. A fare la parte del leone, il Verdicchio dei Castelli di Jesi (oltre 116 mila gli ettolitri imbottigliati) seguito dal Verdicchio di Matelica (superati i 20 mila ettolitri in bottiglia).

E poi i vini dealcolati. “Stiamo pensando alla produzione di vini con meno alcol. Non faremo di certo la differenza sui mercati internazionali ma li teniamo in considerazione”.  

Tra le novità il Consorzio vuole adesso giocare una partita con il Conero, attraverso il rosato e il metodo classico.