Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Vino e dintorni

Tra Erbaluce e Carema, che buoni i vini del Nord del Piemonte. I nostri migliori assaggi di un terroir in grande crescita 

25 Maggio 2024
Una foto del convegno Spirito artigianale e cultura collettiva Una foto del convegno Spirito artigianale e cultura collettiva

“I vini artigianali sono quelli che nascono dall’attenzione contadina”. Se a dirlo era Luigi Veronelli, a ricordalo è Gaspare Buscemi viticoltore friulano, che di attenzione, nelle sue vigne a Cormas ce ne mette da oltre 40 vendemmie. Ed è con queste parole che si apre il convegno “Spirito artigianale e cultura collettiva” tenutosi a Ivrea durante le tre giornate del Rewine 2024, la manifestazione organizzata dai giovani vignaioli canavesani giunta quest’anno alla sua quarta edizione. Non sono quindi vini fatti con i piedi, quelli artigianali, “ma con la testa”, con quell’attenzione umana che diventa memento per non lasciare tutto nelle mani della natura, intervenendo con “cura e competenza”.

All’uomo artigiano, però, è richiesto anche qualcosa in più: “non deve solo saper fare, ma deve saper anche far fare e voler far sapere che cosa sta facendo” – è così che Oscar Farinetti invoglia Carema e il canavese ad uscire dalla serra morenica e dall’incavo dei suoi vini di nicchia.  Ed è proprio su questa matrice che i giovani vignaioli canevasani stanno viaggiando, guidati anche da una comunicazione studiata e veicolata a mestiere. Parole allora come pilun, topia, muretti a secco o Picotendro si staccano da quei pezzi di montagna rocciosa e provano a parlare col resto del mondo, fatto di consumatori, sommelier e critica gastronomica. Con Carema che non è più solo quella terra di confine tra i monti, via Francigena che da Canterbury conduceva i pellegrini fino a Roma, ma che con il suo Monte Maletto prova a diventare manifesto dei suoi vini anche fuori dal suo territorio.

E si scopre allora che quei vini che si fanno tra gli anfratti concessi dalla roccia ridisegnano il profilo della montagna seguendo un ordinato scheletro architettonico (topia): piccoli terrazzi che dall’alto sembrano giardini ben curati, disposti gli uni sopra gli altri e mantenuti da muretti a secco. Macchie di verde irradiate dal sole a formare un tappeto di foglie disteso lungo i pergolati, sorretti da colonne troncoconiche (pilun), e che fanno ombra ai grossi tronchi del Nebbiolo di montagna, qui chiamato Picotendro.

Dal basso ci si arriva, invece, salendo antiche scale di pietra, con le montagne alle spalle e il rumore del letto della Dora Baltea in sottofondo. “Il resto è tutto bosco, ma in 10 anni abbiamo raddoppiato la superficie vitata. Da 13 a 24 ettari” dice l’ex presidente Gianmarco Viano (Monte Maletto) che da quest’anno cede le redini dell’associazione al giovanissimo Riccardo Boggio dell’azienda Kalamass.

Numeri irrisori per viticolture pianeggianti, ma grandi risultati per una viticoltura di montagna che conserva in se il significato stesso di eroico. Reso possibile solo attraverso la cooperazione umana. Altra grande assente nei vocabolari di molti viticoltori. Mentre qui, invece, anche la Treccani avrebbe di che scrivere “due anni fa c’è stata una siccità tremenda, eravamo al mare con i bambini e non potevamo ritornare subito. Sono andati alcuni dei ragazzi dell’associazione ad irrigare le nostre viti” – racconta una giovane viticoltrice che, insieme al marito, dal 2019 ha iniziato a produrre vino nel canavesano. Un cambio generazionale che ha fatto, allora, bene al territorio e che va di pari passo anche con il mutamento climatico. Due variazioni che sembrano generare un circolo virtuoso in questa terra “negli anni ‘80 l’acidità totale dei vini non superava i 10, massimo 11, oggi invece con le alte temperature i vini riescono a svolgere la malolattica e raggiungono anche i 6 di acidità” – osserva Buscemi – e questo significa vini pronti e godibili fin da subito. 

 

La degustazione

Caluso 2020  Caluso Docg – Kalamass
E’ il neo presidente dell’associazione Riccardo Boggio a produrre quest’Erbaluce dal naso polposo e goloso, tra frutta gialla, note salmastre e un filo di miele di castagno a riempire l’intero calice. Il sorso dapprima entra in verticale per dipanarsi, poi, lungo l’intero palato in una chiosa di equilibrata acidità/ sapidità sul finale. Standing ovation

Caluso Docg  2022  – San Martìn
A Moncrivello,nella parte più antica della serra morenica, un Erbaluce che fa solo acciaio e una nota di idrocarburo che impregna incisivamente il suo calice. Il garbo sta in un sorso che, in progressione, si concede interamente al palato lasciando, poi sul finale, veri e propri pezzi di sale.

Toppia 2021 Canavese Doc – Figliej
Riccardo e Bianca sono due attenti viticoltori. 3, gli ettari di vigna, che allevano in biologico a Settimo Vittone. E Toppia (la pergola in piemontese) è un nebbiolo di montagna proveniente da viti che arrivano fino ai 100 anni di età. Ha un naso sottile fatto di piccoli frutti rossi, poi di rose e di foglie di agrifoglio. Tutte tenute costantemente attive da sferzate minerali. Sorso che rasenta la perfezione. Standing Ovation

L’Arsin 2021 Carema Doc – Cantina Togliana
Nella Cantina di Achille Milanesio la vendemmia si fa  ancora come si faceva un tempo: le cassette colme di uve vengono adagiate al centro di un cerchio fatto di persone di famiglia che selezionano acino per acino le uve  destinate alla prima, la seconda o la terza vinificazione. E la seconda è per il suo Arsin che nel 2021 è davvero una meraviglia di frutti rossi mentre una luminosa aura di mineralità si espande in un palato dallo slancio sapido e fresco.

Carema Doc 2021 – Sorpasso
E’ una fibra fruttata, che regala sensazioni di apertura e freschezza olfattiva, ad anticipare un sorso appagante e saporito in un finale sapido.

Sole e Roccia 2020 Carema Doc – Monte Maletto
E sa effettivamente di roccia, poi di iodo e di susine in un naso che si apre in una luminosità fatta di mineralità e di freschezza. Il sorso è eleganza e distensione tannica. Il finale sta in una tessitura di magistrale fattezza qualitativa.

Scelte di Vite 2021 Canavese Doc – Cantina 366
Dal 2021 Francesco Pizzino ha deciso di inserire un 30% di grappoli interi in questo Nebbiolo che profuma di ciliegie e lampone e regala allegria. Il sorso si aggrappa alle pareti, entra con garbo, e la trama tannica viene sferragliata da una bellissima nota di freschezza e di sapidità sul finale. Poi in retrogusto le fragoline e il sapore si riempie di un’ineffabile piacevolezza. Standing ovation

Ambiziosa  – kalamass
È una Barbera deliziosa. Un inno alla convivialità e alla spensieratezza. Verrebbe da pensarla proprio come sono questi giovani vignaioli canavesani: un vino rosso allegro, spensierato, ricco di sostanza.

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