Immaginate due anziani che si aggirano al PalaExpo di Verona con le cuffie per ascoltare le traduzioni delle relazioni del congresso. È probabilmente una delle immagini che Stevie Kim, managing partner di Vinitaly, ricorderà per sempre di quest’ultima edizione – l’undicesima – di Wine2Wine Business Forum 2024. D’altronde, questi due signori sono arrivati dalla Puglia fino a Verona solo grazie a lei. “Li ho visti – ci racconta al telefono – e mi sono avvicinata per chiedergli come avessero saputo di questo evento. Uno dei due mi ha risposto che mi seguiva sui social e di essere interessato a saperne di più sul mondo del vino”.
Un’edizione che ha cambiato formula e che ha accolto il 4 e 5 novembre a Verona oltre 600 persone e 70 relatori. Il tema è stato l’intelligenza artificiale nel mondo della wine industry. “L’obiettivo era quello di facilitare conversazioni più intime tra relatori ed esperti della materia. Così, rispetto agli scorsi anni, invece di avviare tre sessioni parallele ne abbiamo previste otto da 30 minuti, tutte in auditorium e senza sovrapposizioni d’orario”.
Dall’altro lato è stato previsto un networking più strutturato. In piccole stanze a numero chiuso sono stati creati dei gruppi in cui in cerchio si sono tenuti 80 workshop dalla durata di 20 minuti l’uno: “È stato come assistere a una terapia di gruppo”, ci dice scherzando Stevie Kim.
Come terzo step non sono mancate le sei sessioni di degustazione in tasting room: ogni stanza aveva il nome di un vitigno e all’interno la parte per la degustazione.
“È stata una bella novità e siamo certi che le cose da migliorare siano molte. Ma attendiamo un feedback da chi ha partecipato, anche e soprattutto per avere critiche costruttive”.
Nato nel 2014, wine2wine Business Forum è ormai diventato uno dei più importanti appuntamenti sul business del vino in Italia. E quest’anno l’argomento scelto ha dato vita a una serie di dibattiti su come questo strumento possa cambiare il modo di comunicare il vino: “L’AI è piuttosto avanzata, soprattutto nelle vigne. Credo che nel marketing possa dare una mano rilevante ma deve essere sempre utilizzata con cautela. Bisogna imparare a maneggiarla bene ed è anche fondamentale creare uno spazio che permetta degli errori umani. Bisogna incoraggiare le persone a commettere errori perché solo così si può imparare. Oggi è necessario non avere paura di condividere le idee, anche gli sbagli”.
E poi, per Stevie Kim, spazio ai giovani: “Ho notato soprattutto durante questa edizione, che l’apertura mentale non è una questione d’età. Pensiamo ai due anziani che hanno attraversato l’Italia per arrivare a Verona e per imparare qualcosa in più. Ci sono stati diversi talk in cui parlavano direttamente i giovani. Penso a una discussione sulla Gen Z e i vini no-alcol o a quella su come sfruttare i social media. Questi appuntamenti erano colmi di persone curiose, di chi voleva capire come poter comunicare con le nuove generazioni”.
Capire i loro bisogni e soprattutto ispirarli e dargli speranza: questi secondo Kim gli obiettivi dei divulgatori del settore. “L’Italia oggi conta tre Master of Wine, Andrea Lonardi, Gabriele Gorelli e Pietro Russo. Sono riconoscimenti arrivati un po’ in ritardo rispetto al resto del mondo perché si parla di una formazione anglosassone. È una lingua diversa da imparare. Il fatto che oggi ce ne siano tre significa che anche gli italiani vogliono avere l’opportunità di parlare una lingua universale. Loro possono oggi far partire un nuovo percorso di qualifica nel Paese”.
E Wine2Wine Forum, di cui Cronache di Gusto è stato media partner – ha anche parlato di tendenze e di nuove opportunità per il settore: “Le crisi – dice Stevie Kim – possono aiutare le aziende a creare una strategia. Per esempio il dibattito sul low/no-alcol è una questione che non deve essere snobbata. Bisogna capire se deve essere vista come moda temporanea (fad) o come tendenza (trend)”.