Non è molto consueto, anche per noi addetti ai lavori, riuscire ad approfondire o scoprire territori che non sono illuminati dalle luci della ribalta, ma che sono di elevata eccellenza dal punto di vista della qualità. In questo caso, quando è arrivato l’invito a partecipare ad un approfondimento nel comprensorio della Barbagia, non abbiamo esitato ad accettare. La Barbagia per certi versi è un territorio magico, non fosse altro per gli ambienti di chi si dedica all’agricoltura, che risultano misteriosi e pieni di fascino. È stata una tre giorni molto intensa dove si è riusciti a fare una full immersion sulle realtà locali dei produttori barbaricini. I paesi che sono stati visitati sono Oliena, Orgosolo e Mamoiada, con visite, degustazioni ed incontri con i produttori vitivinicoli e olivicoli. Questo incoming è stato ideato e realizzato grazie al Gal (Gruppo di Azione Locale) Barbagia del quale fanno parte i territori dei 7 comuni di Fonni, Mamoiada, Oliena, Orani, Orgosolo, Orotelli e Ottana, tutti ricadenti nella Comunità Montana Nuorese, Gennargentu Supramonte Barbagia. L’incoming è stato sviluppato nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale 2014/2020 – Misura 19 – Sottomisura 19.2.1 – Azioni di Sistema.
“Il progetto di valorizzazione delle filiere del vino e dell’olio ha coinvolto finora più di 30 produttori vinicoli e olivicoli del nostro territorio – dichiara Paolo Puddu, Presidente Gal Barbagia – I nostri produttori sono consapevoli che l’internazionalizzazione è una grande opportunità per il futuro e il nostro impegno è quello di consolidare la presenza delle eccellenze locali nel panorama nazionale e internazionale”. La visita è cominciata con Orgosolo, dove è avvenuta una degustazione di vini dei produttori locali presso le Cantine di Orgosolo, alla presenza del Presidente del Gal Barbagia, Paolo Puddu, di Antonio Francesco Luvicu presidente della Cantina di Orgosolo e dell’enologo Angelo Corda, oltre al Presidente della Cantina di Orgosa, Giuseppe Musina. Il giorno successivo è toccato ad Oliena, dove si è iniziato con incontri tra gli uliveti, visite guidate condotte dai produttori olivicoli del territorio e cronistoria della tradizione oleicola Olianese, per poi spostarsi nel centro storico per una degustazione, accolti dal produttore Sebastiano Fadda e Graziano Pau, Presidente Cooperativa Olivicoltori Oliena. A seguire presso l’Agriturismo Guthiddai si è proceduto ad una degustazione dei vini dei produttori di Oliena. L’ultimo giorno è stato dedicato a Mamoiada dove si è fatto un approfondimento delle sottozone vitivinicole nel territorio circostante, accompagnati dai produttori locali. Successivamente presso il Centro Sociale del Comune è avvenuta una degustazione dei vini dei produttori locali.
A conclusione delle visite si possono però trarre delle conclusioni e delle considerazioni. Questo spicchio di terra è un’isola nell’isola. Tante le differenze con quello che il resto della Sardegna propone, non fosse altro per le condizioni pedoclimatiche su cui insistono i terreni. Sia per i vini rossi che quelli bianchi le altezze fanno la differenza, i Cannonau che si fanno in questo territorio hanno caratteristiche diverse da tutti gli altri. Oliena parte da una storicità, non fosse altro per la conoscenza al di fuori dell’isola, più importante, non è un caso che anche nelle cantine di D’Annunzio, al Vittoriale di Roma, furono trovate bottiglie olianesi tra le grandi etichette italiane e francesi. Di certo nella nostra visita abbiamo potuto toccare con mano la volontà dei produttori che hanno deciso di unirsi in un’associazione (Ascos, Associazione Cantine Oliena Sardegna), nello stesso modo nel quale qualche anno fa fece Mamoiada, per tornare ai vecchi fasti. È evidente che la qualità dei vini è indiscussa, ma sarà necessario che la scelta di associarsi e di rimanere sulla strada della qualità non vengano più abbandonate. Per quello che riguarda l’olivicoltura della zona di Oliena, abbiamo avuto modo di apprezzare l’alto livello e la potenzialità dell’olivicoltura di questo territorio, basse acidità, grande quantità di polifenoli e non sarà un caso che da queste parti c’è un gran numero di ultracentenari. Per quanto riguarda la visita ad Orgosolo, molti giornalisti stranieri che non conoscevano la viticultura Orgolese, hanno apprezzato questi vini. Di certo, come anche per i vini di Oliena, è necessario creare un movimento che possa garantire qualità e quantità che non restino dei casi isolati. Come in tanti altri luoghi d’Italia dove le speranze sono riposte nei giovani, sarà necessario riuscire a coinvolgere nel movimento Orgolese anche loro, per apportare, come per il Cannonau, quella ventata di freschezza di cui si sente la necessità. Arrivando a Mamoiada possiamo registrare che rispetto alle due precedenti realtà è un passo avanti, avendo capito per tempo quale strada percorrere. Infatti, anche se non la totalità, i produttori locali si sono associati da tempo in un’associazione, Mamojà, un gruppo di 70 viticoltori e produttori di Mamoiada che dal 2015 collabora per tutelare e valorizzare, attraverso il vino, il territorio di Mamoiada. I frutti si sono subito visti, infatti la qualità della produzione Mamoiadina ha superato i confini isolani riuscendo ad arrivare anche al riconoscimento economico. Importante non cullarsi sugli allori. Ultima osservazione è riferita alla speranza di poter ottenere una Doc dedicata. Sarebbe utile che queste realtà raggruppate dal Gal Barbagia riuscissero a presentarsi insieme per rivendicare una denominazione comune, magari con la denominazione Barbagia, sia per avere una massa critica di rilievo, sia perché “politicamente” il peso specifico della richiesta avrebbe più possibilità. La Sardegna, come l’Italia, è il Paese dei mille campanili, dove il mio vino è più buono di quello del mio vicino, ma in un mondo globalizzato come quello del vino è anacronistico.