Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Vino e dintorni

Mattia Filippi (Uva Sapiens): “Tra siccità e caldo la viticoltura a una svolta epocale. Servono scelte drastiche su vitigni e territori. Per esempio…”

09 Agosto 2024
Mattia Filippi, fondatore Uva Sapiens Mattia Filippi, fondatore Uva Sapiens

Il mondo della viticoltura è a un bivio. Soprattutto nel Sud Italia. L’estate rovente e la siccità impongono nuovi modelli produttivi, scelte drastiche, altitudini diverse, territori da rivalutare. E tutto dovrà avvenire con una certa rapidità perché tutto sta avvenendo in una fretta inaspettata. Ne è convinto Mattia Filippi, anima di Uva Sapiens che assieme a Umberto Marchiori e Roberto Merlo girano in lungo e in largo l’Italia proponendo consulenze di alta qualità a 360 gradi per chi si cimenta col vino. Il loro è un approccio che parte dalla conoscenza e dall’analisi di tanti aspetti. E sono queste informazioni che hanno fatto scattare il campanello d’allarme in questa vendemmia 2024 che presenta infinite incognite. 

È chiaro che l’agricoltura sta vivendo cambi estremi con due limiti: “Da un lato – ci racconta Filippi – la tradizione tende a rallentare i processi innovativi, dall’altro c’è la ciclicità naturale legata alle produzioni agricole, quindi un raccolto l’anno. Solo la variabile dell’innovazione, della ricerca e della sperimentazione può essere accelerata, altrimenti ci sarà il rischio di avere problemi nel futuro”. Dal 2015 le temperature hanno subìto un incremento mondiale di un grado e mezzo, costante durante tutto l’anno. La soluzione sta nel ripensare i modelli agricoli e alle tecniche da utilizzare in un periodo caratterizzato da cambiamenti epocali. Anche in questo Uva Sapiens propone soluzioni, aiuta le aziende a percorrere strade che abbraccino identità e visione assieme a ricerca e innovazione. È il caso, per esempio, di Funaro in Sicilia con il Grillo Riserva Collezione di Famiglia, di Palazzo di Varignana in Emilia Romagna con i Cru di Sangiovese e Albana, o di Bisol (del Gruppo Lunelli) a Valdobbiadene in Veneto con la ri-profilazione dei Cru DOCG Prosecco Bisol1542, per citarne alcuni. 

Uva Sapiens frequenta tutta Italia per le attività di consulenza enologica e viticola dal Trentino, Alto Adige, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Sicilia, ed all’estero in Francia a Margaux, in USA Napa Valley e in Virgina, in Croazia e in Romania.

Da Nord a Sud, ormai, i fenomeni meteorologici sono estremi. Da un lato la siccità, dall’altro lato fortissimi acquazzoni che creano danni. “Se penso alla Sicilia quest’anno la vendemmia nell’Isola rappresenterà un capitolo totalmente a parte rispetto al resto del Paese”.

“In questo settore – continua Filippi – le soluzioni non si trovano risolvendo un problema, ma analizzandone più di uno, correlando dati e osservazioni con approccio multidisciplinare. Sono tanti i tasselli da mettere a posto per affrontare le nuove criticità. Così è importante iniziare a pensare a una viticoltura che punta a quote più alte, dove possibile. Dovrà accadere in Sicilia ma anche al Nord Italia. Oppure esplorare alcuni territori nuovi per la viticoltura come per esempio i monti sopra Bellagio, sul lago di Como o in altre zone della Campania e della Calabria, giocando sempre su altitudini significative. A valle si può fare tanto altro, ma con la presenza di acqua e di zone vocate. Al sud si potrà fare viticoltura dove si creano bacini idrici e infrastrutture adeguate. E poi c’è da analizzare l’assetto varietale, ma mantenendo la centralità del territorio e del paesaggio. In un contesto di dry-farming, una delle soluzioni potrebbe essere la sperimentazione di varietà estremamente precoci e quindi dove si possa fare una vendemmia a fine giugno o a inizio luglio”.

Ci sarebbero, quindi, altre varietà da studiare meglio, senza rimanere troppo ancorati alla tradizione. “Mi viene in mente la varietà Solaris – continua Filippi – o altri incroci fatti all’Istituto di Friburgo o alla Fondazione Mach. Oppure si potrebbe puntare su varietà estremamente tardive, dove le maturazioni sono talmente posticipate che le fasi critiche diventano un po’ più gestibili. Penso in questo caso ad alcuni vitigni antichi siciliani che stanno dando risultati interessanti”.

Questo concetto torna spesso nelle parole di Mattia Filippi, che sperimenta e cerca soluzioni per ripensare al modello agronomico e viticolo per arginare il problema della mancanza di acqua: “Se c’è l’impossibilità di avere acqua bisogna rivalutare completamente l’impostazione. Si può fare in diversi modi: mettendo al centro le vere variabili territoriali e quindi, per fare un esempio, piantare solo ed esclusivamente in zone altamente vocate. Oppure ripensare il concetto di suolo attraverso la sostanza organica, la fertilità e tutti gli elementi che una volta erano racchiusi dentro piccoli capitoli di ecologia e che oggi dovrebbero essere alla base di una agronomia più olistica e multidisciplinare. Per questo portiamo avanti ed alimentiamo il concetto di “Vitecologia”, in modelli futuribili e sostenibili. Senza dimenticarsi che l’obiettivo rimane quello di produrre vini di forte identità, riconoscibili e di valore”. 

Un’altra soluzione data da Filippi è il concetto di agricoltura mista, come accadeva in passato: “Prima nelle aziende a conduzione familiare, per il sostentamento (ovvero la capacità di poter garantire sempre una fonte di cibo) si produceva un po’ di uva, un po’ di patate, un po’ di fragole, un po’ di grano. Lo stesso concetto si potrebbe applicare anche da un punto di vista prettamente vitivinicolo. In un territorio, o in un’azienda, ha senso avere solo una varietà o poche varietà o ha senso averne di più, o più colture, che ti permettono di affrontare questi problemi legati a fenomeni meteo-climatici estremi? Probabilmente questa è una delle tematiche per il futuro che in una parola si chiama biodiversità”.