Tra le interessanti degustazioni a cui abbiamo assistito durante l’ultima edizione del Vinitaly, ci piace citare quella che si è tenuta nello stand di Terrazze dell’Etna, azienda appartenente dal 2008 alla famiglia Bevilacqua e situata a Randazzo (CT) sul versante nord dell’Etna, dove le vigne nascono tra colate laviche e la rigogliosità del territorio. Una degustazione raccolta, riservata a pochi clienti, sommelier e giornalisti, interamente dedicata alle diverse declinazioni del Nerello Mascalese, vitigno autoctono delle pendici dell’Etna e che è stata condotta sapientemente da Nando Papa, Head Sommerlier del Verdura Resort di Sciacca, appartenente al gruppo luxury Rocco Forte. “Il progetto nasce con la guida esperta di Riccardo Cotarella – racconta Alessia Bevilacqua, che oggi dirige la cantina – che dal 2020 è affiancato dall’enologo in house Roberto Muccifoli. Vogliamo dare maggiore spazio alla qualità e lo faremo anche con i 6 nuovi ettari acquisiti sul territorio ed i nuovi macchinari in cantina”.
La degustazione si apre con un vino spumante mai andato in commercio: il “Rosé Brut 2016 Magnum”, annata che possiamo definire quasi perfetta sull’Etna. 90% Pinot Nero e 10% Nerello Mascalese, questo Metodo Classico era stato pensato per affinare 36 mesi sui lieviti, ma dopo l’esperimento riuscito dei 50 mesi, oggi si stappano bottiglie che fanno affinamento in bottiglia per ben 72 mesi prima di subire il degorgement che, per Terrazze dell’Etna, avviene ancora rigorosamente a mano, dato il numero limitato di bottiglie a disposizione. All’esame visivo è oro, con nuance color rame. Il perlage è fine e al naso si percepisce una leggera nota affumicata, accompagnata da intense note di piccoli frutti rossi, sentori agrumati con arancia rossa in evidenza ed una grande freschezza e mineralità. La spuma piacevole che sosta sul palato, ci richiama a tantissimi, variegati abbinamenti col cibo. La piccola percentuale di Nerello Mascalese conferisce a questo vino la parte selvaggia e identitaria del suo territorio di origine. In bocca è fresco, verticale, agrumato e lungo, con finale minerale e lievemente mentolato.
Continuiamo il viaggio tra le sfumature di uno dei vitigni più rappresentativi del Vulcano, con “Ciuri 2021”. Un vino bianco (Blanc de Noir) che nasce in un momento in cui la famiglia Bevilacqua non aveva uva a bacca bianca, tanto da condurli a sperimentare la vinificazione del Nerello Mascalese in bianco: dobbiamo dire ben riuscita. Al naso presenta profumi di frutta a polpa bianca, con pesca in evidenza. E ancora erbette aromatiche: rosmarino, salvia, timo, e note balsamiche. Al palato è salino, succoso e al contempo fresco. Il terzo vino in degustazione è il “Cirneco Etna Rosso Doc 2014”. 100% Nerello Mascalese, matura due anni in botti grandi e affina quattro anni in bottiglia. Elegante come il cirneco dell’Etna, da cui questo vino prende il nome, presenta all’olfatto un caleidoscopio di profumi: note di sottobosco con rabarbaro, resina, e piccoli frutti rossi, con ribes e mora in evidenza. E ancora spezie dolci e note balsamiche. Il tannino è ancora spigoloso, ruvido e questo denota un profilo giovane, ma con grandi capacità di invecchiamento. Il finale è lungo e fresco. Chiudiamo con un vino non in programma: la prima annata di Cirneco, la 2008. Conserva ancora un’acidità che sorprende, il profilo olfattivo è più scuro, con frutta rossa matura, note di sottobosco, resina e liquirizia. Il tannino si è svolto e risulta morbido e integrato. Il finale è lungo e persistente. Un vino rosso che continuerà a stupirci tra qualche anno.