“Let’s Marche! In Italy, of course”. È lo slogan che lancia la regione Marche in tutte le sue attività di promozione turistica e di internazionalizzazione in Italia e all’estero, con la promessa di far conoscere le meraviglie di questa terra, mentre l’Istituto marchigiano tutela vini (Imt) indica già la strada da seguire con “I magnifici 16”, il primo grande evento che ha riunito per la prima volta tutte le Dop marchigiane sul mercato interno, piccole e grandi. L’evento, a cui siamo stati presenti, è stato la prova della capacità dell’Imt di fare squadra con più partner, istituzionali e imprenditoriali, incrementando la forza associativa di un intero comparto vinicolo, ampio e diversificato. Ai Magnifici 16 hanno partecipato oltre 120 imprese del vino e circa 70 giornalisti nazionali del settore, coinvolti in tasting e masterclass suddivisi per 9 eno-itinerari distribuiti su tutte le denominazioni afferenti al Consorzio, che da solo rappresenta circa il 70% dell’export e poco meno della metà dell’intero vigneto regionale.
“Le nostre aziende – ha affermato il presidente Imt, Michele Bernetti – sono da sempre molto attive sul fronte della promozione all’estero grazie a vini di punta – Verdicchio in primis – che hanno contribuito in modo decisivo alla crescita in valore delle esportazioni regionali, con un incremento del 33% negli ultimi 5 anni e un controvalore di quasi 76 milioni di euro. Ma il mercato nazionale rimane senz’altro strategico, ancora di più oggi con il boom turistico che si registra nel Belpaese così come nelle coste, nelle città e nei borghi marchigiani”. L’asset dell’enoturismo rimane infatti un focus fondamentale. E se ne è parlato nel corso del convegno a Villa Koch (Recanati) per fare un punto sulle politiche di settore in particolare legate all’enoturismo. Tra gli interventi, da remoto anche quello del Presidente della Regione, Francesco Aquaroli, per sottolineare la vicinanza alle iniziative intraprese dall’Imt e l’importanza del settore per la crescita del brand Marche.
Sono state 105 le aziende presenti al tasting finale con oltre 300 vini in assaggio, suddivisi tra le 16 Dop tutelate da Imt: Bianchello del Metauro, Colli Maceratesi, Colli Pesaresi, Esino, I Terreni di San Severino, Lacrima di Morro d’Alba, Pergola, Rosso Conero (Doc e Docg), San Ginesio, Serrapetrona e Vernaccia di Serrapetrona (Docg), Verdicchio dei Castelli di Jesi (Doc e Docg), Verdicchio di Matelica (Doc e Docg).
Tante, tutte insieme a rappresentare l’area tutelata dall’Imt che si estende su un vigneto tra le province di Ancona, Macerata e Pesaro-Urbino di oltre 7.500 ettari, per una produzione che nel 2022 ha sfiorato i 230.000 ettolitri imbottigliati (l’89% del totale). I filari marchigiani sono tra i più sostenibili in Italia, con un’incidenza biologica sul vigneto che ha raggiunto il39,5% delle superfici, pari a 6.991 ettari su un totale vitato di 18.000 ettari (anno 2022/2023, fonte: Regione Marche, Assessorato all’Agricoltura), un’incidenza doppia rispetto alla media italiana. Dal 2010 al 2022 il totale degli investimenti messi in campo dal maxi-Consorzio e dalle aziende socie con i contributi comunitari (Ocm-Vino e Psr Marche) ha superato quota 28 milioni di euro.
Ma come si fa a raggiungere tanta coesione, a mettere insieme più realtà, a fare sistema? Qual è stato il segreto del successo? “Abbiamo lavorato sodo – ha affermato Alberto Mazzoni -, abbiamo lavorato tanto. L’associazionismo nelle Marche c’è sempre stato, ma nel ‘99 sul settore del vino è iniziato a crescere, a formarsi, per la volontà di grandi produttori dell’epoca e per la voglia di fare sistema. Con l’Imt ci siamo inseriti in quegli anni nel sistema delle politiche agricole e siamo riusciti a creare delle connessioni, con organi istituzionali non collegati tra loro. Ecco, abbiamo fatto da “collante”’ e ci siamo organizzati per portare ai vari uffici preposti le problematiche dei produttori e dei vignaioli. L’Istituto Marchigiano è chiamato così per un motivo preciso. Quasi ogni denominazione aveva già un suo consorzio, ma mancava un organo che facesse sistema. La diffidenza iniziale non è mancata nel tempo, ma guardiamo al presente: una massa di aziende pari a 519 con 16 denominazioni. Piccoli, medi e grandi si confrontano. Da oggi inizia un altro nuovo capitolo della storia delle Marche del vino”.
Nel frattempo, quattro disciplinari di denominazioni sono oggetto di modifiche: Verdicchio di Castelli di Jesi, Verdicchio di Matelica con l’utilizzo facoltativo del nome Verdicchio per dare centralità al territorio. Nel primo caso, la tipologia superiore di Castelli di Jesi si aggregherà alla Riserva creando una super Docg dei Castelli di Jesi e lasciando il Verdicchio Doc ai vini più giovani e freschi. Sul Rosso Conero invece si introduce il Rosato Docg e il MetodoClassico rosato Docg; infine, nella zona dei Colli Maceratesi l’introduzione della Riserva con il Ribona bianco con una uscita più tardiva sul mercato. “Puntiamo molto sul territorio – ha concluso Bernetti – perché si pone in linea sulle richieste attuali del mercato e del turismo enogastronomico”.
Noi di Cronache di Gusto abbiamo approfondito le degustazioni della Denominazione Verdicchio dei Castelli di Jesi e vi racconteremo, in una seconda parte, i nostri migliori assaggi.