Ne avevamo parlato qualche giorno fa. La bozza era solo da firmare. E il ministro Francesco Lollobrigida questa firma attesa l’ha messa. Quindi anche in Italia, adesso, si potranno produrre vini dealcolati e parzialmente dealcolati. Questa decisione consente al paese di allinearsi alla normativa europea in vigore da oltre due anni, colmando un ritardo rispetto ai competitor internazionali. La firma del decreto era prevista entro la fine dell’anno. E così è stato. La filiera ha accolto con favore questo passo avanti, dopo l’intesa raggiunta in Conferenza Stato-Regioni e le modifiche apportate alla bozza iniziale circolata a novembre. Nel 2025, sarà necessario lavorare sui decreti attuativi per completare il quadro normativo. Tra le modifiche più significative apportate al testo iniziale spicca l’introduzione della dicitura “dealcolato” al posto di “dealcolizzato”, considerata una traduzione più accurata dell’inglese “dealcoholized”. Non sarà invece consentito utilizzare in etichetta la dicitura “alcohol-free”.
Secondo il decreto ministeriale, i vini dealcolati sono quelli con un titolo alcolometrico effettivo non superiore allo 0,5% vol., mentre i vini parzialmente dealcolati hanno un titolo alcolometrico superiore a 0,5% vol., ma inferiore al minimo previsto per la categoria antecedente alla dealcolazione. Un’altra importante innovazione riguarda i luoghi di produzione: mentre nelle prime bozze del decreto si imponeva che le operazioni di dealcolazione fossero effettuate in stabilimenti distinti da quelli per la vinificazione e l’imbottigliamento, nel testo finale tali vincoli sono stati rimossi. Sarà dunque possibile effettuare le operazioni nello stesso stabilimento, purché in ambienti separati. Inoltre, il sottoprodotto derivato dalla dealcolazione con tecniche a membrana potrà essere utilizzato anche per produrre bioetanolo, ampliando così le opportunità di sfruttamento. Rimane vietata la dealcolazione per i vini a Denominazione di Origine Protetta (Dop) e a Indicazione Geografica Protetta (Igp). Tuttavia, all’interno della filiera vitivinicola si sta già discutendo sull’eventualità di ampliare questo ambito di applicazione in futuro.
Federvini, l’associazione di categoria aderente a Confindustria, ha accolto con favore l’introduzione del nuovo decreto.
“La firma è giunta entro l’anno, come promesso dal Ministro – ha dichiarato Micaela Pallini, presidente di Federvini – e rappresenta un risultato significativo per il comparto vitivinicolo italiano, in un contesto normativo che non offriva molti margini di manovra”. La Pallini ha anche sottolineato l’importanza di continuare a valorizzare la tradizione e il patrimonio enologico italiano, anche attraverso l’introduzione di nuovi prodotti in grado di rispondere alle esigenze di un pubblico sempre più diversificato e internazionale. Qualche giorno fa si era espresso anche Paolo Castelletti, segretario generale di Uiv, Unione italiana vini: “Ringraziamo il ministro per aver mantenuto l’impegno di chiudere il decreto entro la fine dell’anno per consentire alle nostre imprese di accedere finalmente ad un mercato in crescita e sempre più vivace, che solo in Italia conta il 36% di consumatori maggiorenni sober curious”.
Il segmento delle bevande no-low alcol, che comprende anche i vini dealcolati, è in forte crescita a livello mondiale. Secondo i dati Iwsr, istituto londinese specializzato in analisi del mercato beverage, nei dieci principali mercati globali (Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Giappone, Spagna, Sudafrica, Regno Unito e Stati Uniti) si prevede una crescita annua del 4% in volume entro il 2028. Particolarmente promettente è il settore delle bevande analcoliche, che registra una crescita stimata del 7% annuo, rispetto alla stabilità dei prodotti a basso contenuto alcolico. Entro il 2028, il giro d’affari delle bevande analcoliche è destinato ad aumentare di oltre 4 miliardi di dollari. Questo segmento, tra il 2020 e il 2022, ha attirato 61 milioni di nuovi consumatori, superando i 38 milioni registrati dai prodotti a basso contenuto alcolico. L’introduzione di norme per i vini dealcolati e parzialmente dealcolati offre dunque nuove opportunità per il mercato vitivinicolo italiano, aprendo la strada a una maggiore competitività internazionale e a un ampliamento delle fasce di consumatori.