Quasi 40 giornalisti con prevalenza di reporter americani, più di 400 aziende presenti: gli Etna Days 2024 sono terminati e mostrano già feedback più che positivi sia per la qualità dei vini assaggiati sia per una crescita generale dell’intera denominazione.
Ad aprire il programma della manifestazione giovedì 12 settembre è stato il focus “Dall’Etna al Vigneto Italia”. Il futuro del vino sui mercati internazionali” con l’introduzione del presidente del Consorzio Francesco Cambria e il confronto – moderato dal direttore del Consorzio Maurizio Lunetta – tra Luigi Moio, presidente dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino OIV, Carlo Flamini, responsabile dell’Osservatorio di Unione Italiana Vini e Bertrand Gauvrit, direttore dell’Association des Climats du vignoble de Bourgogne. Proprio in quest’ultimo caso è stato fatto un parallelismo tra l’Etna e la Borgogna provando a capire le differenze e le similarità. E poi il discorso di Carlo Flamini che ha dato uno spaccato del vino dell’Etna negli Usa: a dispetto dei numeri delle altre denominazioni italiane che perdono il 10%, l’Etna mantiene il segno positivo.
“Il vino dell’Etna – ci racconta il presidente Cambria – piace per le caratteristiche del territorio. Sia il Nerello Mascalese che il Carricante incontrano il gradimento del mercato. Parliamo infatti di vini freschi e non di grande alcolicità per i bianchi ma con un’ottima longevità, ma c’è anche una grande eleganza sui vini rossi”.
Un vigneto di 1.500 ettari racchiusi in 20 comuni e 133 contrade per una produzione annua di 6 milioni di bottiglie, di cui il 60% esportata. È l’istantanea dell’Etna Doc che emerge chiaramente in questi Etna Days. Oggi il consorzio di tutela riunisce 220 aziende e rappresenta il 90% del potenziale produttivo complessivo.
“Non si mette mai di migliorare – continua Cambria – e dobbiamo quindi rivedere per la prossima edizione le criticità emerse ma mi auguro che ci continui a essere questo forte interesse alla partecipazione all’evento e che tutte le aziende continuino così come accade già adesso a produrre vini di alta qualità per fare diventare l’evento un punto di riferimento per la denominazione”.
Da questi Etna Days viene fuori anche un’altra fotografia che riguarda le giovani generazioni: sul territorio c’è un 20% di produttori under 40 contro una media nazionale del 10%: “I giovani – dice ancora Cambria – sono fondamentali perché possono dare tanto in termini di qualità, idee, di approccio al mercato, di sviluppo aziendale. Oggi non si può rimanere fermi neanche nel fare accoglienza. È tanta la linfa che possono dare al territorio”.
E intanto per la denominazione c’è sempre qualcosa che bolle in pentola. Procede infatti l’iter per l’ottenimento della Docg. La parte documentale da presentare al ministero è quasi tutta pronta e si sta finendo di raccogliere le firme dei viticoltori. Al di fuori della rappresentatività delle aziende e delle bottiglie servono infatti le firme del 66% dei viticoltori. Ma secondo il presidente entro due/tre anni i vini dell’Etna passeranno da Doc a Docg.
A dicembre, poi, si concluderà il triennio del direttivo e si andrà a nuove elezioni: “Sarà presentato un nuovo programma che non si discosterà molto dagli obiettivi che ci siamo prefissi, cioè promozione e tutela. La promozione è stata fatta nel migliore dei modi ma anche a livello di obiettivi siamo orgogliosi e soddisfatti, dalla Docg alla chiusura dell’ettaraggio. Se mi ricandiderò alle prossime elezioni? Ora penso alla vendemmia che incombe”, conclude il presidente.