Raggiungere l’indipendenza alimentare e dissuadere le giovani generazioni dal cercare lavoro all’estero. Con questi obiettivi parte un progetto di coltivazione della vite in Burkina Faso che ha ottenuto anche il sostegno del governo.
“L’idea di produrre vino in Burkina Faso mi è venuta per la prima volta circa quattro anni fa”, racconta come riporta Decanter François Desirè Bazie, un richiedente asilo diventato viticoltore e impegnato a far fiorire i vigneti nel suo Paese d’origine, in Africa occidentale.
Nato in Burkina Faso, Bazie ha chiesto asilo in Piemonte negli anni 2000 a causa dell’intensificarsi del conflitto civile in Costa d’Avorio, dove risiedeva all’epoca. In Italia ha sviluppato una passione per la viticoltura che lo ha portato a fondare la sua azienda vinicola, InCandiaBio, nella regione dei Colli Apuani, nel nord della Toscana.
“Ho notato che in Burkina Faso c’erano pochi prodotti italiani, così ho portato il mio vino per farlo conoscere alla gente del posto e per promuovere i prodotti italiani”, racconta Bazie.
Bazie ha osservato un aumento significativo del consumo di vino, che ha iniziato a sostituire la birra. Le enoteche ora sono sempre più.
Nel suo primo tentativo di coltivare la vite nel Paese dell’Africa occidentale, Bazie ha portato campioni di piante di Vermentino dal suo vigneto in Toscana. Le ha poi piantate su tre ettari intorno alla sua casa di famiglia vicino alla città di Bagré, nel Burkina Faso centro-orientale, una regione ben adatta alla viticoltura grazie alle sue ampie risorse idriche per l’irrigazione.
Con il sostegno del governo, circa 1.500 viti sono già state piantate a Bagré e si sta pianificando di piantarne altre 18.000 su tre o quattro ettari a settembre. I vitigni selezionati comprendono Sangiovese, Vermentino, Malvasia, Cabernet Sauvignon, Merlot e Chardonnay.
La fase iniziale del progetto mira a raggiungere un totale di 10 ettari piantati in varie regioni del Burkina Faso.