Da un lato il limite della zona di imbottigliamento per Barolo e Barbaresco che dovrà coincidere con la zona di vinificazione, dall’alto lato il no all’eliminazione del divieto di impiantare vigneti di Nebbiolo atti a Barolo o Barbaresco nei versanti collinari esposti a Nord. E ancora, no all’interscambiabilità e reciprocità tra le due zone – Barolo e Barbaresco- per la vinificazione e l’imbottigliamento e sì all’utilizzo di formati superiori a 6 litri e fino a 18 litri per il Barbaresco per la vendita.
Sono queste le decisioni della raccolta firme dei produttori sulle proposte di modifica dei disciplinari, presentate dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. Ricordiamo che il Barolo si produce nei comuni di Barolo, Serralunga d’Alba, Castiglione Falletto. La Morra, Monforte, Verduno, Novello, Grinzane Cavour, Diano d’Alba, Cherasco e Roddi sono invece interessati solo con porzioni dei loro territori. Mentre per il Barbaresco la zona di produzione comprende l’intero territorio dei Comuni di Barbaresco, Treiso, Neive e parte del Comune di Alba.
Le modifiche, per poter essere approvate, necessitavano di raggiungere l’ok di produttori che rappresentassero contemporaneamente almeno il 66 % della superficie totale dei vigneti iscritti alla denominazione e almeno il 51% della produzione imbottigliata (intesa come media) nell’ultimo biennio. In sostanza, per la limitazione della zona di imbottigliamento per il Barolo si è ottenuto un quorum del 71,15% per la superficie e del 66,95% per l’imbottigliamento, per il Barbaresco i numeri parlano del 67,92% per la superficie e 63,97% per l’imbottigliamento. Nel Consorzio sono 577 le aziende vitivinicole associate ad oggi con 10 mila ettari di vigneti delle denominazioni tutelate e 66 milioni di bottiglie prodotte. Chi al momento lo vinifica e imbottiglia fuori zona lo può continuare a fare finché non ci sarà la modifica dei disciplinari. Dopo l’approvazione dei produttori l’iter non è comunque veloce: la modifica dovcrà essere presentata prima a Torino, poi a Roma e infine a Bruxelles.
Come dicevamo, non è passata l’idea di poter vinificare ed imbottigliare il Barolo nell’area di produzione del Barbaresco e nell’area di produzione del Barolo di poter vinificare ed imbottigliare il Barbaresco, con l’esclusione dei territori siti nella parte sinistra del fiume Tanaro. Infatti, sembra che alcune quantità di Barolo siano state imbottigliate addirittura negli Stati Uniti. “Limitare l’imbottigliamento è una cosa assolutamente positiva – ci racconta Giancarlo Gariglio, curatore della Guida Slow Wine – perché a Sacramento ho trovato un Barolo a 12 dollari in cui, nell’etichetta, veniva riportato un codice postale inesistente. Purtroppo, al momento, gira troppo prodotto poco controllato”.
E poi il tema dei vigneti a Nord. In funzione delle condizioni climatiche e per fronteggiarne gli effetti, si era proposta questa modifica così da iniziare a ipotizzare soluzioni e adattamenti ma come confermato dal presidente del Consorzio, Sergio Germano, era chiaro che il quorum non sarebbe stato raggiunto. “Noi – ci dice Gariglio – avevamo dato una posizione contraria. Al Nord si può ancora conservare una biodiversità non solo di vitigni ma di oasi di natura vera e propria che rimane in vita rispetto alla quantità di vigneti che ci sono. Bisognerà fare studi seri sui versanti sia dal punto di vista del terreno che del suolo perché hanno composizioni diverse. In futuro servirà capire e ricalibrare le cose e se si arriverà a capire che il Nord è meglio del Sud o viceversa dovrà essere compensato l’aumento di superficie”.