Nella voce di Arianna Occhipinti si sente la gratitudine. Quella che prova nei confronti del suo territorio, Vittoria, in provincia di Ragusa. Ma anche quella per i suoi vini, per le scelte che ha fatto. È arrivata alla sua ventesima vendemmia. E ce lo racconta, quasi con un tocco di emozione. “Con il Frappato ci siamo scelti, ci siamo presi per mano. Lui aveva bisogno di una persona che ci credesse, io di un’uva che fosse diversa”. È un’immagine che chiunque può vedere chiudendo gli occhi. Una fotografia che racconta di un’amore viscerale e di una passione. Lei è andata lontano dalla Sicilia ma ha scelto di tornarci e di investire tutta se stessa. Ora, classe 1982, ha alle spalle una produzione di 150mila bottiglie l’anno distribuite in 60 Paesi nei cinque continenti.
“Il territorio mi ha sempre accompagnata – ci racconta – nonostante io sia nata a Marsala. Ma di Vittoria, città dove sono cresciuta, ho sempre amato il modo di vedere le campagne”. Vittoria conserva questo fascino di tradizione vitivinicola, con 800 palmenti. E con Vittoria il Cerasuolo è carico di storia ma anche di contemporaneità. Una della denominazioni che si nutre del calcare nel sottosuolo con le vigne che si espandono a 250 metri sul livello del mare, che respirano l’aria dei Monti Iblei. I venti favorevoli e il calcare danno vita a vini di acidità elevata con un naso di frutta e fiori.
“Un vino – dice Occhipinti – che sembra arrivare da un’unica uva e che spesso si avvicina a varietà importanti come il Pinot Nero o il Nebbiolo”. Lei però non vuole fare paragoni. La sua visione e quella della sua azienda (38 ettari di vigneto in nove contrade) è chiara e definita da punti fissi. Come la biodinamica, un metodo da sempre utilizzato, anche 20 anni fa. “Il vino deve arrivare da un’agricoltura sana. Me lo hanno insegnato grandi produttori e ho provato sempre a portare avanti questo concetto. Il vino per me è anche un punto di arrivo”.
Perché Arianna Occhipinti ha un’ambizione e ce la ripete più volte, come un mantra, nel corso della nostra chiacchierata: vuole riuscire a fare il miglior vino del territorio. “Questo per me è un punto di arrivo. Oltre a vedere il vino come mezzo perché attraverso questo prodotto si può lavorare sulla formazione, sulle persone, sulle attività sociali”.
Ora l’azienda Occhipinti è al Vinitaly. Perché per anni ha peregrinato e non è sempre stata presente alla rassegna veronese. “Sono stata tanti anni fuori, nei saloni off come il Summa. Quest’anno, però, mi è piaciuta l’idea di vivere una rivoluzione”.
Così per la prima volta arriva a casa, nel padiglione Sicilia: “Abbiamo fatto una trasformazione e oggi mi sento sicura e certa di poter stare in un padiglione unico. È un bel luogo di ritrovo perché c’è sempre stata una bella atmosfera e preferisco farlo nella mia regione con l’identità aziendale unica e per celebrare in modo condiviso il Cerasuolo di Vittoria e i miei 20 anni da produttrice”. La domanda, però, sorge spontanea. Come si vede Arianna Occhipinti tra 20 anni?
“Mi ritroverò a fare questo lavoro e lo dico con gioia, perché è il lavoro che riesce a fare uscire le migliori parti di me. Il produttore di vino è un lavoro faticoso. Dobbiamo essere agricoltori, cantinieri, commerciali, lavorare sull’ospitalità. Ti ci abitui, certo. Ma tra vent’anni mi ritroverò in questo con la sicurezza di fare tutto ciò che mi viene in mente. La libertà che la maturità mi permetterà di fare, guardando la sostanza delle cose. Il bello della vita è poter vivere le vendemmie, prima di passare il testimone, in modo libero”.