Zibibbo. Quale parola meglio di questa può evocare nell'appassionato enoico i concetti di sole, di caldo, di profumi, di mare, insomma di Sicilia?
Lo consideriamo come il vino-vitigno che forse meglio si identifica con l'enologia siciliana. Almeno come lo stesso Nero D'avola, il rosso autoctono che ha lanciato la moderna enologia isolana.
Zibibbo è il termine che in Sicilia si è dato al Moscato d'Alessandria, chiaramente non quella piemontese bensì quella egiziana così, come la vite proviene dall'arabo, anche la parola deriva da zabib che significa uvetta possibilmente passita. Infatti zibibbo era sinonimo di vino dolce, di vino ricavato da uve appassite, di vitigno che aveva la sua culla nell'isola di Pantelleria.
A poco a poco questo vitigno aromatico, dove i profumi sono essenzialmente primari in quanto propri dell'uva stessa, ha cominciato ad essere diffuso anche nelle campagne specialmente nel trapanese. Ed i vignaioli hanno capito che sarebbe rimasto riduttivo continuare a vinificarlo nelle versioni dolci o addirittura liquorose, ne hanno intuito la capacità di creare vini secchi che potessero stare alla pari, se non addirittura su un gradino più alto dei celebrati altri tre aromatici: Gewuzstraminer, Moscati e Malvasie.
Uno di questi è la famiglia Sala, proprietari della Tenuta Gorghi Tondi di Mazara del Vallo, un'azienda vinicola da 130 ha di vigneto di cui 13, a poca distanza dal mare, a zibibbo. Le uve selezionate, le migliori, vanno nel Rajàh un Igp in purezza. Anche il nome scelto proviene dall'arabo dove significa Principe, da attribuire sia al vigneto sia al vino.
La raccolta manuale avviene a metà settembre e l'enologo Tonino Guzzo ne cura il processo di vinificazione che dopo una pressatura gentile fa fermentare il mosto in acciaio a temperatura controllata con l'aggiunta di lieviti. Dopo quattro mesi si imbottiglia e riposa per altri due.
Abbiamo degustato l'annata 2011 il cui colore è giallo paglierino tenue.
Al naso, se un vino da uve aromatiche deve essere ricco di aromi e profumi, il Rajàh ne è ricchissimo. Ancora a calice fermo si avverte un'esplosione di frutta e fiori, figuriamoci dopo la roteazione. Sembra la bottega di un fioraio che vende pure frutta: banana, pesca, cantalupo, cedro, mandarino, glicine, viola, rosa; nasce una bella sfida, provate ad immaginare un profumo, sicuramente ce lo troverete, di tutto di più. Vino assolutamente franco e di immensa intensità.
Al palato, ciò che ha inebriato la respirazione lo trovate tutto intero, continuerete ad essere inondati dal ricco bouquet; poi comincerete ad avvertire un corpo denso, che magari non vi aspettavate, una bella freschezza e quell'acidità che compensa l'eccessiva aromaticità. Il retrogusto è molto lungo e man mano che si attenua il floreale cominciate ad avvertire la mineralità ed il vino diventa quasi sapido.
Perfetto da bere freddo, in una calda serata estiva, sdraiati su un'amaca o su una comoda poltrona in vimini. Per abbinarlo, oltre ai classici crostacei e ricci, una mollica di parmigiano invecchiato almeno 36 mesi.
Nei canali Horeca avete a disposizione 12.000 bottiglie da 13° che in enoteca trovate a 13 euro.
Tenuta Gorghi Tondi |
Recensioni Rubrica a cura di Salvo Giusino |