Cabernet, Merlot e Petit Verdot. Sembra strano, ma solo alla 14esima settimana parliamo di Merlot.
Anche questo vitigno ha provenienza francese, ed il nome sembrerebbe indicare che i merli siano ghiotti dei suoi chicchi. Il Merlot partecipa di diritto alla famiglia dei grandi vini ormai internazionali, diffusi in tutti i continenti, quasi sempre in associazione formando quelli che sono considerati tra i più importanti e lodati vini. Il suo taglio classico è quello detto bordolese, in quanto diffuso nella zona omonima, in unione al Cabernet nelle versioni Franc e Sauvignon e rinomato nei vini Chateaux.
A questo punto apriamo una doverosa parentesi. I francesi, oltre a saper fare i vini, sono bravi a valorizzarli e commercializzarli per cui potevano limitarsi a dire: azienda vinicola o casa vinicola? Nemmeno per sogno, per cui le hanno definite col termine più pomposo e suggestivo di Chateau. Allora chapeau ai francesi. Così i più importanti e costosi vini d'oltralpe si chiamano chateaux: Chateau Lafite, Chateau Margaux, Chateau d'Yquem e così continuando fin quasi all'infinito.
Torniamo al nostro Merlot. Si è diffuso, tanto, pure in Sicilia e forse perchè l'isola è stata dominata per molti anni dai francesi si è ambientato così bene che i nostri vigneron lo vinificano con successo in purezza, riuscendo ad ottenere ottimi e piacevoli vini da un vitigno che normalmente necessita di una alleato per dare il meglio. La sua caratteristica sono i sentori fruttati e i tannini morbidi.
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Oggi lo proviamo con un taglio bordolese elaborato con una piccola aggiunta di Petit Verdot.
Parliamo del Symposio di Feudo Principi di Butera, un IGT del 2008 da 13,5°. La tenuta, o chateau, con quasi 190 ha di vigneti si trova a Butera in provincia di Caltanissetta e dal 1997 è di proprietà della famiglia Zonin, che con nove tenute nelle sette regioni più vocate è per produzione il primo gruppo vitivinicolo privato italiano. A Butera Zonin ha ristrutturato ed ampliato il vecchio baglio, ha rimodernato i vigneti, che usufruiscono del terreno bianco calcareo, del clima caldo arido e della relativa vicinanza al mare, ed ha imposto attente cure in campagna ed in cantina per unire la quantità alla qualità.
L'enologo Claudio Galosi ci illustra che il Symposio è uno dei due cru aziendali. In vigna si comincia con la sfogliatura manuale ad est onde permettere il soleggiamento mattutino e il riparo dei grappoli nelle ore calde, e si continua con i diradamenti per portare la produzione a soli 45 q/ha. La vendemmia a settembre selezionando i grappoli migliori nelle prime ore del mattino. La vinificazione è separata con lunga macerazione di 30 giorni a temperatura controllata, cui seguono la svinatura e la fermentazione malolattica. Dopo un lungo riposo di 18 mesi in tonneaux da 350 litri l'imbottigliamento con percentuali del 65, 30, 5% ed ulteriore affinamento di 6 mesi. Lo trovate solo per le annate migliori, infatti del 2009 non c'è traccia e si salterà al 2010. Degustiamolo.
Il colore è granato scuro, denso, impenetrabile. Ossigenando, al naso i primi sentori sono di confettura di ciliegie poco zuccherata, seguiti da note vegetali, di fieno fresco appena tagliato; poi cioccolato e balsamo, cuoio appena avvertito, poca vaniglia. E' un insieme complesso, franco, intrigante. Al palato la prima sensazione è di amaro leggero ma evidente, come se i tannini ancora non siano evoluti completamente. Dà l'impressione che un altro anno in bottiglia non gli avrebbe fatto male e che comunque necessiti di una buona ossigenazione, magari scaraffandolo parecchie ore prima. Si avverte un pò di acidità, che gli dà freschezza e finalmente vengono fuori i profumi fruttati che lasciano la bocca con un senso di piacevole soddisfazione. Un vino da invecchiamento per accompagnare piatti tosti, che non si fa travolgere da quelli difficili quali i formaggi molto stagionati.
L'annata in commercio, il 2008, comprende 10.000 bottiglie che se siete fortunati potete acquistare allo scaffale a 18 euro.
Un vino da abbinare alla selvaggina, se siete tra i privilegiati in grado di trovarla, ad un ragù con carne di maiale, ad un castrato alla griglia, ad un formaggio ragusano stagionato.
Feudo Principi di Butera |
Recensioni Rubrica a cura di Salvo Giusino |