di Federico Latteri
L’azienda dei fratelli Tiziana, Clemente e Giacomo Funaro nasce nel 2003 dalla volontà di sviluppare un progetto di qualità rivolto alla vinificazione delle uve coltivate nella proprietà ricevuta in eredità dai nonni.
Ci troviamo in provincia di Trapani, all’interno di un’area collinare che presenta condizioni pedoclimatiche ideali per la viticoltura. La tenuta si estende per 85 ettari ad altitudini comprese tra 150 e 450 metri sul livello del mare, tra i territori di Salemi (contrada Fontana Bianca) e Santa Ninfa (contrade Scavi e Gentile). E’ composta da 60 ettari di vigneti, 15 di oliveti e la rimanente parte di seminativi, ortaggi ed alberi da frutto. Si coltivano vitigni autoctoni come Insolia, Cataratto, Grillo, Zibibbo, Nero d’Avola e Perricone, insieme agli alloctoni Chardonnay, Muller Thurgau, Syrah, Merlot e Cabernet Sauvignon.
(Clemente, Tiziana e Giacomo Funaro)
L’attività, iniziata con prove su pochi quintali di uva, l’impianto di nuove vigne e la conversione in biologico, si è sviluppata rapidamente fino all’attuale produzione che si attesta intorno alle 250 mila bottiglie l’anno con la presenza su diversi mercati qualificati, dove i vini vengono sempre più apprezzati. Oggi l’azienda è interamente biologica certificata ed ecosostenibile. Funaro applica precise regole per la salvaguardia ambientale: in azienda esiste un vero e proprio “Decalogo del rispetto”.
La filosofia produttiva è rivolta alla valorizzazione delle peculiarità dei vari vigneti, ottenuta attraverso lo studio e la conoscenza delle diverse parcelle. La nuova cantina, ultimata nel 2011, contiene serbatoi che non raggiungono capacità molto elevate (la maggior parte sono da 50 e 100 ettolitri) al fine di consentire prove di vinificazione e sperimentazioni. Agricoltori e artigiani, come gli stessi Funaro si definiscono, non produttori di stampo industriale.
Varia la gamma delle etichette con diverse linee tra le quali ci sono quella dei Cru, quella dei Monovarietali e quella dei vini non filtrati, poi un rosato, un vino frizzante, un vino dolce e gli spumanti Metodo Classico. Abbiamo degustato il Sicilia Doc Grillo Pinzeri 2021, un bianco davvero buono che in questa annata ci è sembrato centrato e espressivo come non mai. Le uve, Grillo cento per cento, provengono da vigneti situati a circa 140 metri sul livello del mare nel territorio di Salemi. Le viti crescono su un terreno di struttura marnosa ricco di sostanza organica che presenta uno scheletro ciottoloso tipico di questa zona, indicato con il nome “Cuti”.
La vendemmia viene effettuata a mano nelle ore più fresche della giornata tra la fine di agosto e l’inizio di settembre. Dopo un’accurata selezione, l’uva viene pigiata in assenza di ossigeno per mezzo di una pressa pneumatica a saturazione di azoto. Seguono circa 12 giorni di fermentazione in vasche di acciaio inox alla temperatura controllata di 15 gradi centigradi. Il vino ottenuto affina per qualche mese in acciaio sulle fecce nobili.
Nel calice il Pinzeri si presenta di colore giallo paglierino abbastanza carico con tenui riflessi verdolini. Ha un naso pulito e variegato con sentori di frutta a polpa gialla, erbe di campo, un’ammaliante nota di salvia, un tocco di menta selvatica e un cenno agrumato. Colpisce sia per intensità che per varietà di profumi. Il sorso è vivo, dinamico, ben articolato, salino e molto lungo. Non mancano la giusta struttura e un buon equilibrio. Si tratta di un vino che esprime una riuscitissima combinazione tra freschezza e ricchezza aromatica, risultando completo e piacevole. Da abbinare a tantissimi piatti della cucina di mare: antipasti a base di molluschi e crostacei, primi di ogni genere e pesci al forno o all’acqua pazza.
Rubrica a cura di Salvo Giusino
Funaro
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