di Federico Latteri
Ci troviamo nel Sud-Est della Sicilia, all’interno del territorio di Noto, un’area ricca di storia, arte, tradizioni e paesaggi incantevoli.
Cozzo del Parroco nasce da una scelta di vita, dettata dall’esigenza di un profondo cambiamento che conduce Daniela Barbera e Antonello Scacco ad acquistare un terreno in contrada Buonivini per poter trascorrere le giornate in mezzo alla natura, seguendone i ritmi e apprezzandone la bellezza. I vigneti, 2 ettari in tutto, sono stati impiantati privilegiando le varietà autoctone e il sistema di allevamento ad alberello: il Moscato bianco si trova su un suolo di natura calcarea, mentre il Grillo e il Nero d’Avola crescono su un terreno fertile di medio impasto.
(Il vigneto)
Le pratiche agricole vengono svolte secondo i principi dell’agricoltura biologica e dal 2015 è presente la certificazione. Sin dall’inizio è stata rivolta grande attenzione al mantenimento della biodiversità, attraverso l’integrazione delle nuove colture con le specie vegetali già presenti sul territorio. Viene prodotto anche un ottimo olio extravergine di oliva.
Un rudere presente nella tenuta è stato restaurato e oggi è diventato una piccola residenza dove è possibile soggiornare circondati dalla campagna in un’atmosfera familiare. L’azienda possiede terreni in altri due siti, Ragusa e Castelvetrano in provincia di Trapani, raggiungendo insieme alla proprietà di Noto un’estensione complessiva di quasi 14 ettari.
Uno solo il vino presente sul mercato al momento, l’Hortus, un Grillo in purezza che a partire dalla vendemmia 2021 verrà affiancato da un rosso a base di Nero d’Avola e da un Moscato. L’Hortus 2020 da noi degustato rappresenta la seconda annata di produzione. La tiratura è molto limitata, meno di 1.500 bottiglie numerate a mano. Le uve provengono da un vigneto di 0,7 ettari situato ad un’altitudine di 43 metri sul livello del mare in contrada Buonivini a Noto. Le viti sono allevate ad alberello appoggiato con densità di 5 mila ceppi per ettaro. Basse le rese che si attestano intorno ai 40 quintali per ettaro. La vendemmia è stata effettuata a mano in piccole cassette il 25 agosto. La vinificazione prevede una pressatura soffice, seguita dalla fermentazione che si protrae per 10 giorni a 16 gradi centigradi in silos di acciaio inox, dove poi il vino affina per un breve periodo.
Nel calice l’Hortus si presenta limpido, brillante, di colore giallo paglierino. E’ pulito e delicato all’olfatto con profumi di fiori bianchi, un tocco di erbe di campo, pesca, melone bianco e una leggerissima nota mentolata. Da subito si percepisce un profilo sobrio e armonico. Il sorso è fresco, ben equilibrato, dotato della giusta consistenza, un po’ sapido e discretamente lungo. Gusto prevalentemente fruttato di buona intensità. Può essere abbinato a diversi piatti della cucina di mare: antipasti e primi di ogni genere, soprattutto quelli a base di molluschi e crostacei, oppure secondi di pesce dal gusto leggero.
Rubrica a cura di Salvo Giusino
Cozzo del Parroco
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