Montecarlo Doc
di Gianni Paternò
La storia passata, ma non troppo, di Tenuta del Buonamico l’abbiamo scritta qui, per cui non ve la ripetiamo. Per chi è troppo pigro perfino a cliccare riassumiamo che si risale alla fine dell’800 con Giulio Magnani che riporta la sua esperienza bordolese a Montecarlo, ridente paese tra Lucca e Montecatini.
Dopo alcuni avvicendamenti nel 2008 la Tenuta fu acquistata da Dino Fontana che così affiancò il vino alla sua fiorente attività nell’olio extravergine. Oggi tutta la proprietà è diventata di 100 ettari, con l’acquisto di una seconda fattoria sempre a Montecarlo a soli 3 chilometri dalla Buonamico, sono stati fatti nuovi impianti per cui i 18 ettari vitati originali sono diventati 48 di cui 36 in produzione per 4 bianchi, 4 rossi e altrettanti spumanti in una terra, la Toscana, finora affatto dedicata alle bollicine. Un totale di 280 mila bottiglie di cui oltre 60 mila di spumanti. Dino si occupa principalmente di produzione in campagna ed in cantina, il figlio Eugenio di commercializzazione e marketing.
(Eugenio Fontana)
L’enologo è Alberto Antonini. Particolare attenzione è posta alle visite in azienda e alle degustazioni. Per il prossimo anno è in programma l’apertura di un wine resort, a 100 metri dalla recentemente rinnovata cantina.
(La cantina)
Nel 1969 è nata la Doc Montecarlo, una denominazione del tutto particolare nell’ambito toscano in quanto ha risentito dell’impronta e dei vitigni di Bordeaux importati dal Magnani. Visto che recensiamo un bianco vi diciamo che il disciplinare prevede l’utilizzo del Trebbiano toscano dal 30 al 60%, Semillon, Pinot grigio, Pinot bianco, Vermentino, Sauvignon, Roussanne che devono essere presenti in numero di almeno 3 vitigni per una percentuale dal 40 al 70 %.
Ci occupiamo di Etichetta Bianca, l’ultimo nato della Tenuta, un altro Montecarlo con Trebbiano, Pinot bianco, Sauvignon, Malvasia e Semillion che rispetto a quello classico contiene più Semillion ed aggiunge la Malvasia per ottenere un profilo quasi aromatico più denso di profumi. Le uve provengono dalla località Cercatoia in Montecarlo, uve scelte e vinificate separatamente con lieviti selezionati, tutto il processo si svolge in acciaio e senza la fermentazione malolattica. A febbraio si compone il vino e si imbottiglia con un riposo almeno un mese prima di essere commercializzato.
Versato nel calice il colore è giallo tendente al dorato. Immergendovi il naso si ha l’impressione di essere entrati in un negozio di fiorista e successivamente dal fruttaiolo che vende in prevalenza pesca bianca, albicocca ma anche erba tagliata, fieno verde; uscendo dai negozi si avvertono intense note minerali come di terra che emana un piacevole profumo subito dopo un breve acquazzone estivo. Intenso, complesso di grande eleganza. In bocca continua ad eccellere con una sapidità in equilibrio con l’acidità, vigorosa struttura, un accompagnamento amarognolo che arricchisce un retrogusto che va spegnendosi molto lentamente. Non c’è che dire, è proprio splendido. Ha anche il pregio di un grado alcolico non elevato: 12,5° anche se l’impressione sia ben diversa.
Godiamolo come aperitivo, abbiniamolo ai crostacei, a pesci non troppo delicati, ad un risotto ai funghi o con pisellini, a carni bianche, a formaggi anche stagionati. Sono 8 mila bottiglie ad un prezzo di soli 10 euro.
Rubrica a cura di Salvo Giusino
Tenuta del Buonamico
via Provinciale 43
55015 Montecarlo (Lu)
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