di Federico Latteri
Bolla è uno dei nomi storici della vitivinicoltura veneta. L’azienda fu fondata nel 1883 da Abele Bolla che costruì la prima cantina a Soave in provincia di Verona.
Dopo un periodo di costante sviluppo, negli anni '30 Alberto Bolla si trasferì in Valpolicella dove nacque la seconda cantina, specializzata nella produzione di vini rossi. Nei due decenni successivi si registrò un grande successo, sia sul mercato nazionale che su quello estero, in particolare negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Il 1953 è una data importante poiché si imbottigliò in occasione di una ricorrenza familiare un vino chiamato Amarone. I Bolla furono i primi a commercializzare questo prodotto che oggi è una delle eccellenze italiane conosciute in tutto il mondo. La produzione continuò con una precisa filosofia: rispetto per la tradizione e interesse per l’innovazione.
(La cantina)
Nel 2000 la cantina fu acquistata dalla Brown-Forman Corporation, multinazionale con sede nel Kentucky. Infine, nel 2006 la proprietà tornò in Italia con l’acquisizione da parte del Gruppo Italiano Vini che ha rilanciato il marchio all’insegna dell’alta qualità e della preziosa eredità raccolta. Oggi le uve lavorate provengono da diverse aree vocate del Veneto: Valpolicella, rinomata per i suoi rossi, Soave e Custoza, territori da cui provengono ottimi bianchi e Bardolino, terra di vini delicati e piacevoli come il Chiaretto. Grande varietà dunque, ma anche identità, declinata in tipologie che sono espressione delle diverse tipicità regionali secondo il terroir di provenienza.
(I vigneti)
La cantina non è solamente il luogo dove avvengono i processi di vinificazione e affinamento, ma è anche il punto d’incontro tra gli antichi ricordi di famiglia come le vecchie botti di rovere di Slavonia risalenti a fine '800 e le tecnologie moderne rappresentate da attrezzature all’avanguardia. Le bottiglie prodotte annualmente sono 10 milioni. La gamma di etichette è composta da numerose referenze divise in diverse linee.
(La cantina del nonno)
Ricordiamo l’Amarone della Valpolicella Classico Riserva Le Origini, vino simbolo del prestigio dell’azienda, il Soave Superiore Tufaie, il Valpolicella Ripasso Le Poiane, il Creso e i vini dolci Recioto della Valpolicella Classico e Recioto di Soave Classico. Abbiamo degustato il Creso 2015, un rosso solido e potente che ha alle spalle una storia particolare. Nasce nel 1986 come risposta veneta ai Super Tuscan, poi nel 2000 viene sospesa la produzione che sarà ripresa dieci anni dopo, ma con logiche diverse rivolte maggiormente all’espressione territoriale. E’ fatto con uve Corvina per il 65 % più un 35 % di Cabernet Sauvignon. I vigneti sono esposti a sud est e si trovano nella valle di Negrar in Valpolicella ad un’altitudine compresa tra 200 e 250 metri sul livello del mare. Il Cabernet Sauvignon va incontro ad un breve periodo di appassimento in fruttaio prima di essere pigiato. Il vino matura in barrique nuove per un anno e successivamente affina in bottiglia per almeno 6 mesi.
Nel bicchiere si presenta di colore rosso rubino carico. Ha un naso ricco e complesso con profumi di ciliegia, mora, mirtillo, spezie dolci, liquirizia e sentori di tostatura. Segue un sorso pieno, morbido, strutturato e persistente con tannini ben smussati e una nota di caffè nel finale. Si abbina bene a piatti a base di carni rosse e a formaggi stagionati. Ne vengono fatte 150 mila bottiglie che sono vendute in enoteca al prezzo di 16 euro.
Rubrica a cura di Salvo Giusino
Bolla
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