Chianti Montespertoli DOCG Riserva: Sangiovese e poco Cabernet Sauvignon.
Diciamo qualcosa del Chianti, sicuramente il vino italiano più conosciuto nel mondo e purtroppo quello più imitato e copiato all'estero. Oggi il Chianti è un vino DOCG di origini antichissime, già nel XIII secolo si scriveva di un territorio e di un vino con questo nome. Il territorio era amministrato dalla Lega del Chianti che nello stemma aveva un gallo nero. Nel 1716 Cosimo III dei Medici, Granduca di Toscana, anticipando il concetto di Denominazione di Origine Controllata, edittò la zona del Chianti dove il vino poteva assumere questa denominazione costituendo altresì una Congregazione di vigilanza sulla produzione, la spedizione, il controllo contro le frodi ed il commercio dei vini, praticamente un Consorzio di Tutela ante litteram.
Nel 1932 la zona storica del Chianti fu notevolmente ampliata e all'interno create otto sottozone parziali: Classico, Colli Aretini, Colli Fiorentini, , Colli Senesi, Colline Pisane, Montalbano e Rùfina, a cui si aggiunse nel '97 Montespertoli nell'omonimo comune.
In questi territori sussistono 5 Consorzi di tutela: Chianti Classico Gallo Nero (riprendendo il vecchio stemma) che si basa, ampliandola, sulla originaria zona medievale e che comprende i terreni in Firenze e Siena nonchè Castellina, Gaiole, Greve e Radda che, intelligentemente, per valorizzarsi aggiungono la denominazione “in Chianti”, oltre a territori parziali di altri comuni; tre Consorzi Chianti: Colline Senesi, Colli Fiorentini, Rùfina e il Consorzio Vino Chianti che si occupa delle rimanenti sottozone e dell'ulteriore territorio DOCG non compreso negli altri consorzi. Tanto per semplificare o complicare il tutto nel 1996 unitamente alla costituzione della sottozona Classico fu introdotta per tutti la menzione Superiore che però escludeva di poter specificare in etichetta le citate sottozone.
Sperando di non avervi confuso le idee parliamo solamente del Chianti Montespertoli prendendo spunto dal vino in degustazione.
Castello di Montespertoli è la riserva del marchio Castello Sonnino dell'azienda Barone De Renzis Sonnino e prende il nome appunto dalla torre-castello duecentesca che domina il podere di 40 ha a vigneti e 17 ad oliveti. Oggi i proprietari Alessandro e Caterina, coi figli Virginia e Leone, ne hanno fatto un complesso storico-enogastronomico con: l'archivio e la biblioteca dell'avo Sidney Sonnino, Presidente del Consiglio nel 1909 e Ministro degli Esteri nei difficili anni dal 1914 al '19; un centro studi per far conoscere il pensiero e le opere dell'insigne statista e per promuoverne l'approfondimento; un appartamento dove soggiornare; un centro per cerimonie e banchetti; un'enoteca e un ristorante toscano con attenzione al cibo biologico e a km zero. Insomma i De Renzis Sonnino svolgono un'attività agricola imprenditoriale a tutto campo che ha epicentro e cuore nel vino.
Torniamo al nostro vino di uve Sangiovese e poco Cabernet Sauvignon da vigne allevate a cordone speronato e a cordone capovolto, tipico toscano, su suoli calcarei a 260 metri sul livello del mare. I vigneti del Riserva costituiscono il cru aziendale e sono stati selezionati nel tempo per la loro qualità. La raccolta ad inizio ottobre chiaramente a mano, con la consulenza dell'enologo Stefano Chioccioli le uve macerano separatamente per circa 18 giorni con rimontaggi e delestages, cioè il trasferimento momentaneo del mosto in altro serbatoio. Terminata la fermentazione ed effettuata la svinatura con l'allontanamento delle fecce il vino è immesso in vasche di cemento e sottoposto a microssigenazione per una settimana per la fissazione del colore e successiva fermentazione malolattica. Arrivati a gennaio si miscelano i vini e si passa all'affinamento per il 30% in barriques usate e il rimanente in botti da 25 hl dove invecchiano per oltre 14 mesi, ben oltre a quanto stabilito dal disciplinare per la riserva. Così il legno ed il tostato non sono evidenti ed invadenti. Dal legno il vino torna nelle vasche di cemento per assemblare le varie botti e una volta chiarificato e filtrato riposa per oltre 6 mesi in bottiglia, obbligatoriamente bordolese, che non ha retro etichetta.
Passiamo all'assaggio. Il colore è rosso rubino non intenso. All'olfatto la prima impressione è di un vino perfettamente franco, di notevole finezza ed eleganza, le prime note sono di spezie specie di pepe nero, poi i frutti rossi con prugne e ciliegie, cioccolato e viola. Profumi di buona intensità di vino che sa di vino, profumi che si fondono all'unisono, che rendono piacevole l'affondare il naso nel calice. Al gusto si sente che è toscano con tannini evidenti ma non invadenti, morbidi che non danno fastidio, anzi. E' asciutto, equilibrato, di giusta sapidità e con una lievissima nota amara, di lunga persistenza.
Concludendo: un vino che si fa apprezzare a tavola ma che può essere felice compagno in salotto.
Da abbinare ad un primo con ragout di carne e funghi, a salsiccia al sugo o un rostbeef, a pecorino toscano DOP.
Sono da 40.000 a 55.000 bottiglie secondo le annate, purtroppo per noi, destinate la maggior parte all'estero, ma se siete fortunati potete trovarle in enoteca a 18 euro.
Castello Sonnino |
Recensioni Rubrica a cura di Salvo Giusino |