Casa Setaro sorge a Trecase, piccolo comune situato nel versante meridionale dell’area vesuviana. La sua storia ha inizio nei primi del ‘900 con Vincenzo Setaro, appassionato contadino fermamente convinto delle potenzialità della sua terra, che coltivava vitigni come Caprettone e Piedirosso alle pendici del Vesuvio in contrada Tirone Alto. L’attuale azienda è stata fondata nel 2004 da Massimo Setaro, figlio di Vincenzo, con l’obiettivo di fare vini di qualità che siano in grado di raccontare le peculiarità uniche di questo territorio.
A Casa Setaro la cantina si trova proprio sotto l’abitazione, diventando parte integrante della vita di una famiglia che gestisce tutte le attività, sia in campagna che in fase di vinificazione. Oggi i vigneti, tutti coltivati manualmente e in biologico, si estendono per 14 ettari, coprendo un range di altitudini che va da 150 a 350 metri sul livello del mare. I terreni di natura vulcanica presentano una certa eterogeneità, essendo costituiti da stralci di colata lavica, rocce effusive, lapilli, ceneri e sabbie brune che si alternano in maniera diversa da un posto all’altro. Un altro aspetto importante delle proprietà di Casa Setaro è la presenza al loro interno di numerose specie vegetali (oltre 600) e faunistiche, una notevole biodiversità che arricchisce e caratterizza ulteriormente queste terre. Naturalmente, la sostenibilità ambientale, portata avanti sotto diversi aspetti, costituisce uno dei cardini della filosofia aziendale. Ogni anno vengono prodotte circa 70 mila bottiglie, divise tra le etichette di una gamma composta da diversi vini rossi e bianchi, un rosato e due spumanti Metodo Classico.
Ci è piaciuto molto il Vesuvio Bianco Dop Contradae 61.37 2020, vino che rappresenta il primo progetto di zonazione fatto nell’area del Vulcano. Un vero e proprio cru che segue la filosofia delle contrade etnee, mirando ad evidenziare determinate aree con le loro caratteristiche e la grande qualità che riescono ad esprimere. In questo caso la contrada si chiama Bosco del Monaco, nome che in etichetta non si può ancora scrivere perchè non consentito dal disciplinare, ma che comunque viene indicato in un modo molto particolare: si è pensato di utilizzare due numeri, 61 e 37, che nella smorfia napoletana corrispondono rispettivamente al bosco e al monaco. E’ un sistema tanto originale quanto legato alle tradizioni locali che ci mostra, se ce ne fosse ancora bisogno, la grande inventiva dei Partenopei e la loro capacità di tirarsi fuori da ogni problema con intelligenza e semplicità. Il Contradae 61.37 è fatto con uve Caprettone (50 per cento), Greco (30 er cento) e Fiano (20 per cento), tutte provenienti da vigneti che guardano il mare, situati a 150 metri di altitudine nella contrada sopra citata, all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio. Si tratta di viti a piede franco e in buona parte prefillossera, allevate a guyot. La raccolta delle uve viene effettuata a mano con una doppia vendemmia per ogni vitigno, fatta in periodi diversi: precocemente per favorire l’acidità e una seconda volta quando si raggiunge la perfetta maturazione fenologica. La vinificazione prevede fermentazione a temperatura controllata in serbatoi di acciaio inox, dove il vino resta ad affinare per un anno. Prima dell’immissione in commercio è previsto un altro anno di affinamento in bottiglia.
Versato nel calice, il Contradae 61.37 2020 si fa subito apprezzare per il suo bel colore, un giallo paglierino con riflessi dorati molto vivo. Intenso e variegato il naso che è un po’ una rappresentazione dell’incontro tra il terroir vulcanico e il Mediterraneo, combinazione dalla quale scaturiscono profumi di frutta gialla matura al punto giusto, fiori, erbe aromatiche, un tocco di pietra focaia e sentori agrumati che risultano sempre più presenti ad ogni successiva annusata. E’ intrigante, evocativo dei luoghi di provenienza. Il sorso è molto fresco, ben calibrato nella struttura e ricco di energia con uno slancio animato da una spiccata salinità che ne costituisce la spina dorsale. Decisamente lungo il finale che risulta giocato tra l’agrume e il sale. Un bianco buonissimo che probabilmente costituisce un nuovo riferimento per il territorio in termini di qualità, offrendo uno sguardo verso il futuro, ma, nello stesso tempo, restando ancorato al passato e all’importante patrimonio di vecchie vigne. Può essere abbinato a tantissimi piatti della cucina di mare, dai più semplici a quelli particolarmente elaborati. Da provare anche con la mozzarella di bufala.
Rubrica a cura di Salvo Giusino
Casa Setaro
Via Bosco del Monaco, 34 – Trecase (Na)
T. 081 8628956
info@casasetaro.it
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