I fratelli Stefano e Pier Paolo Antolini coltivano dall’inizio degli anni ’90 i vigneti di proprietà nel cuore della Valpolicella classica per produrre vini seguendo una precisa filosofia, basata su territorio e tradizione. Si lavora con idee chiare, senza compromessi e senza seguire le mode del momento. Tutto, dalle pratiche agricole, alle vinificazioni, alla scelta dei legni, viene fatto con lo scopo di mettere in bottiglia qualcosa di unico che sia in grado di raccontare i luoghi di provenienza. La superficie vitata si estende complessivamente per 10 ettari, distribuiti in tre differenti comuni non lontani l’uno dall’altro. Il nucleo principale dell’azienda si trova a Marano di Valpolicella, dove ci sono la cantina, ultimata nel 2001 e i vigneti Persegà e Moròpio. Quest’ultimo, situato a 350 metri sul livello del mare, è costituito da viti a pergola doppia impiantate negli anni ’70 con molti filari che si estendono su terrazzamenti sostenuti dalle “marogne”, i muretti a secco tipici di questi luoghi che i fratelli Antolini custodiscono con molta cura e duro lavoro.
A Negrar, poi, tra 170 e 220 metri di altitudine, troviamo il vigneto Ca’ Coato, acquistato nel 2000 come terreno incolto e impiantato dopo il ripristino delle “marogne”. Infine, nella fascia pedecollinare di San Pietro in Cariano, in località Semonte, è localizzata una piccola parcella acquisita nel 1993. La produzione annua è di circa 70 mila bottiglie con una gamma di vini composta in larghissima parte da rossi tipici della Valpolicella, dai più semplici all’Amarone, di cui troviamo due etichette frutto di diversi vigneti. Abbiamo degustato il Valpolicella Doc Classico 2022, un rosso molto ben riuscito dalla bevibilità non comune che si distingue per il suo carattere genuino e spontaneo. E’ ottenuto da uve Corvina (35 per cento), Corvinone (35 per cento), Rondinella (25 per cento) e Molinara (5 per cento), provenienti da Marano di Valpolicella, San Pietro in Cariano e Negrar. I vigneti crescono su suoli di natura argillosa, tufacea e calcarea, coprendo un range di altitutdini che va da 150 e 350 metri sul livello del mare. Le viti, allevate a pergola doppia veronese e guyot, sono state piantate tra il 1970 e il 2010. Le tecniche colturali seguono principi chiari che si basano sul rispetto per l’ambiante e la naturalità delle piante: si pratica l’inerbimento totale (tra le file e sul filare), non si effettua nessuna irrigazione, non si utilizzano concimi chimici né insetticidi e la lotta alla tignola viene fatta con la confusione sessuale mediante feromoni. L’uva viene vendemmiata esclusivamente a mano durante il mese di ottobre. La vinificazione prevede diraspa-pigiatura, seguita da 7 giorni di fermentazione da lieviti indigeni in acciaio a temperatura controllata con il sistema automatico di rottura del cappello. Il vino affina in vasche di acciaio inox per 9-11 mesi.
Nel calice il Valpolicella Classico presenta un bel colore, scarico, ma molto vivo nella sua tonalità rubino che sull’unghia tende leggermente al porpora. E’ intenso al naso, dove risulta evidente la fragranza e la spontaneità della frutta rossa matura, affiancata da aggraziate note floreali. Un carattere semplice, giovanile, ma per niente banale, che si basa sull’immediatezza, senza trascurare la correttezza nell’espressività e l’aderenza territoriale. In bocca è fresco, agile e succoso, con un gusto decisamente fruttato, sostenuto da un retronaso perfettamente in linea con quanto percepito all’olfatto. Poi, i tannini garbati e il moderato grado alcolico contribuiscono a regalare un sorso piacevolissimo che vorremmo non finisse mai. E’ il Valpolicella della tradizione, quello da bere ogni giorno senza complicarsi troppo la vita. Una risposta validissima alle esigenze di chi cerca un vino di questa tipologia e fascia di prezzo veramente buono. Vincente anche la scelta – che condividiamo in pieno – di usare il tappo a vite, soluzione che mantiene perfettamente integri profumi e sapori, evitando al contempo problemi e alterazioni che altre chiusure potrebbero comportare. Notevole la versatilità negli abbinamenti, resa ancor più ampia dal fatto che, se necessario, si può scendere un po’ con la temperatura di servizio. Vi consigliamo di bere questo rosso con salumi, formaggi freschi, antipasti di vario genere, primi piatti non particolarmente elaborati, pizza e carni bianche.
Rubrica a cura di Salvo Giusino
Antolini
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