Castello Bonomi si trova a Coccaglio, comune situato nella parte sud occidentale della Franciacorta. La tenuta sorge in un anfiteatro naturale posto alle pendici del Monte Orfano e prende il nome dall’edificio in stile liberty progettato alla fine dell’800 dall’architetto Antonio Tagliaferri per la famiglia del rivoluzionario Andrea Tonelli, carbonaro citato nei testi di Piero Maroncelli e Silvio Pellico. In tempi più recenti la proprietà fu acquistata dall’ingegner Bonomi che iniziò i lavori di recupero degli antichi terrazzamenti vitati. Dal 2008 la gestione è passata alla famiglia Paladin. I vigneti, 32 ettari in tutto, recintati da un muro a secco risalente a metà Ottocento e circondati da un parco secolare, si sviluppano a gradoni fino a raggiungere un’altitudine di 275 metri sul livello del mare. Qui il suolo è di natura calcarea e gessosa, mentre il particolare microclima è quello di una sorta di “oasi mediterranea”, grazie alla presenza di diversi fattori: il Monte Orfano a nord che ripara le viti dai venti alpini, l’esposizione a sud, sud est e sud ovest che regala un gran numero di ore di sole e una piovosità inferiore rispetto alle altre aree della Franciacorta.
Queste condizioni, unite alle buone escursioni termiche, permettono di raggiungere una maturazione ottimale delle uve nelle varie zone della proprietà. La filosofia aziendale può essere riassunta nel pensiero che l’eccellenza si trova nell’incontro di conoscenza e sensibilità, tecnologia e tocco umano, cioè in un sistema che rispetta il territorio e la sua storia, ma che a volte si basa su scelte coraggiose. In vigna si lavora seguendo i principi dell’agricoltura biologica e grande attenzione è rivolta alla sostenibilità ambientale. Le diverse parcelle vengono vendemmiate e vinificate separatamente al fine di esaltare al massimo le peculiarità di ogni piccolo lembo di territorio. Tra le uve coltivate, oltre a Pinot Nero e Chardonnay, troviamo l’Erbamat, antica varietà autoctona bresciana che il Consorzio di Tutela sta recuperando con l’appoggio di alcune aziende per due diverse finalità: contrastare il cambiamento climatico (l’Erbamat aggiunge freschezza) e valorizzare i vitigni locali per dare maggiore identità al prodotto (per sapere di più sull’Erbamat leggi qui>). Impegnata da tempo nella sperimentazione, Castello Bonomi è stata l’unica azienda a spumantizzare l’Erbamat in purezza nel 2011 e a continuare, disponendo oggi di una verticale completa che risulta fondamentale per capire le caratteristiche e il potenziale di questa varietà su cui si punta molto. La produzione annua complessiva è di circa 200 mila bottiglie, divise tra un’ampia gamma di Franciacorta e qualche vino fermo.
Il Franciacorta Cuvée 1564 Brut Nature Millesimato 2017 è il primo e al momento unico vino della denominazione in cui troviamo la percentuale massima consentita di Erbamat. Il suo nome è un vero e proprio riferimento storico, poiché proprio nel 1564 l’Erbamat viene citato per la prima volta da Agostino Gallo, agronomo italiano dell’epoca. Presente sul mercato in tiratura limitatissima e solo in formato magnum, è fatto con uve Chardonny (45%), Pinot Nero (45%) ed Erbamat (10%). I vigneti hanno diverse età, essendo stati impiantati dal 1993 al 2010. Le rese si aggirano intorno agli 80 quintali per ettaro. L’annata 2017 è stata caratterizzata da limitata quantità, ma alta qualità delle uve raccolte, soprattutto di quelle provenienti dalle zone più alte. Per quanto riguarda la vinificazione, sono state effettuate una vendemmia selettiva e scaglionata, un’attenta gestione della pressatura e il frazionamento dei mosti, tutti passaggi seguiti con la massima cura che hanno permesso di avere una base spumante perfetta per gli obiettivi desiderati. Il processo di spumantizzazione prevede un affinamento sui lieviti di oltre 40 mesi. La sboccatura ha avuto luogo nel settembre del 2022, senza l’aggiunta di alcun dosaggio. Nel calice il Franciacorta Cuvée 1564 si presenta di colore giallo paglierino brillante, abbastanza carico. E’ elegante all’olfatto con profumi di agrumi e frutta esotica, accompagnati da sottili sentori di canditi e delicate note che ricordano il miele e la pasticceria secca. La combinazione di finezza e ricchezza di sfumature delinea un profilo intrigante che non fa leva sull’intensità, ma sui dettagli. Segue un palato fresco, agile, teso, ben calibrato nella consistenza, sapido e dotato di un finale lungo e citrino. Il gusto è più pronunciato di quanto ci si possa aspettare, con l’agrume che diventa sempre più presente e viene sostenuto dalla percezione retronasale. Si tratta di un Franciacorta davvero ben fatto che mostra una precisa personalità, definita anche dal significativo contributo dell’Erbamat. Sarà perfetto per una cena importante in abbinamento a una grande varietà di piatti a base di pesce. Non teme i sapori decisi come quelli spiccatamente sapidi e marini.
Rubrica a cura di Salvo Giusino
Castello Bonomi
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