di Alessia Zuppelli
“L’Etna è qualcosa di forte da vivere. Come vedere l’inizio del mondo”.
Questa la percezione del parigino Romain Cole che con la moglie Ginger Ringer arriva sul Vulcano nel giugno 2021. Con lo sguardo scrutatore del reporter, giornalista e fotografo di professione, Romain Cole ha sondato la Sicilia dei “vini naturali” di Aldo Viola, Anna Martens, Salvo Foti, Arianna Occhipinti, Frank Cornellisen e altri, registrandone le impressioni in un documentario. A seguito di altri lavori esplorativi in Catalogna, dal quale redige il libro “Es Brutal”, e in Champagne, decide di lavorare la terra, di “dare il più possibile il gusto del territorio” producendo vini a partire da un piccolo ettaro in Contrada Nave, a più di mille metri sopra il livello del mare nel versante Nord Ovest dell’Etna. “Siamo venuti qui con mia moglie perché volevamo fare vino e far crescere i nostri figli in un ambiente puro, immerso nella natura, dove si respira aria sana. Abbiamo visto posti bellissimi, dalla Catalogna alla Borgogna, ma per fare vino cercavamo una zona dove avremmo potuto non utilizzare prodotti chimici e tutto potesse esserci offerto dalla natura stessa come l’acqua, il sole, il vento. Siamo venuti diverse volte in Sicilia e abbiamo puntato sull’Etna per il suo particolare microclima dove il vento è dolce e costante”.
Oltralpe, racconta la coppia, diversi sono i produttori che avvertono fortemente il problema del cambiamento climatico, la necessità del rispetto della biodiversità e il richiamo ai dettami della biodinamica. Una cultura che vede nel lavoro della vigna, intesa come un ambiente riccamente composto da tutti gli elementi biologici della terra, quell’elemento “naturale” estraneo alla necessità di qualsiasi tipo di denominazione. “In Francia il vino naturale si fa fuori appellazione. Per noi questo tipo di vino esiste. Quando ci siamo confrontati con Eric e Anna Martens abbiamo capito che non era un problema lavorare fuori la denominazione Etna Doc. Quando vendiamo il vino, raccontiamo che siamo sull’Etna, il resto lo lasciamo dire agli altri. Per noi l’aspetto importante è lavorare la terra per dare il più possibile il gusto del territorio, quelle sensazioni di acidità ed energia, frutto, sapidità e note affumicate. Anche quella vita microscopica presente in vigna, dove lavoriamo senza motozappa e prodotti chimici, contribuisce a formare quel gusto del territorio. La vigna qui è un vero e proprio giardino, motivo per cui abbiamo deciso di chiamare così l’azienda Giardini Coleringer, dall’unione dei nostri cognomi. Un giardino che per ricrearlo così come è ci vorrebbero decenni, invece qui c’è sempre stato da tradizione. L’avere tutto insieme, vite e frutta, olive e noci, è una cosa che abbiamo visto solo qui”.
Quel gusto del territorio è racchiuso in 1.500 bottiglie circa (prima annata 2021) ottenute dal lavoro dell’ettaro di vigneto in Contrada Nave e da altra uva acquistata da contadini molto vicini, anche di pochissimi metri, alla loro realtà. “Un vino delle origini, ma con un po’ più di savoir fare” sottolinea la coppia di vignaioli. Vino che amano definire naturale e “vivant”, vivo come la terra. Un vino genuino che, come si legge nelle etichette “Tutto fatto a mano. Niente aggiungere. Niente togliere” ottenuto da ciò che le viti hanno da offrire. “Le vigne sono molto vecchie, qui abbiamo uva da Nerello Mascalese, Grenache, Carricante, Catarratto. Cerchiamo di dare delicatezza ed eleganza a un vino che possa essere al sorso leggero e fresco. In questa zona è come se fossimo nel Jura, Solicchiata, ad esempio, è invece tipo il Sud della Francia. A differenza del territorio della Doc qui abbiamo anche più tempo per vendemmiare e non iniziamo secondo una tradizione di famiglia in un giorno prestabilito, ma quando troviamo un grado zuccherino sufficiente e altre condizioni ideali per vinificare”. Romain Cole, insieme alla moglie, propone dunque una via “naturalistica” dei vini etnei dove la tradizione contadina e agreste possa guardare oltre puntando tutto sulla sostenibilità: “Per me una buona denominazione è quella che chiede di lavorare la terra con rispetto, una terra ricca di elementi biologici che possa riflettere il territorio. Questo per me è importante, un vino che possa racchiudere la vita esplosiva che c’è dentro la terra, a prescindere che poi l’uva possa essere Grenache o Pinot Noir. Fare in un modo piuttosto che in un altro non rientra nella mia filosofia di agricoltura, per questo non vorrei essere parte comunque di una denominazione. Non mi interessa”.
Giardini Coleringer
Contrada Nave, Etna
T +33 651463751
www.instagram.com/giardini_coleringer