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Turismo e dintorni

Attrarre turisti stranieri nel Sud Italia: “Vi spiego una strategia in quattro mosse”

15 Luglio 2024
Costiera Amalfitana Costiera Amalfitana

Sempre più turisti domestici nel Sud Italia mentre restano carenti gli stranieri. Non ci sono ricette perfette per attrarli, solo studio e organizzazione. A spiegarcelo è Marco Platania, docente di Economia del Turismo e direttore del Master in Tourism Operation Manager al Dipartimento di Economia e Impresa dell’Università di Catania, che in quattro mosse prova a tracciare la strada per le regioni del meridione. 

“Innanzitutto bisogna dividere ruoli e incarichi, oltre alla ricerca di fondi regionali o nazionali da cui attingere. Portare turisti in un luogo è un investimento. E per farlo bisogna sfruttare le competenze. È quindi corretto inserire in un team gente formata, che ha studiato i fenomeni. Successivamente ci si sposa sull’analisi del territorio in oggetto e in ciò che serve. Poi è il turno del grosso lavoro di strategia e comunicazione, prima di passare alla progettazione nel lungo periodo, che vada almeno dai tre ai cinque anni”. 

L’Istat mostra come tra le regioni italiane in testa nei dati del turismo per il 2023 non ci sia neanche una regione del Sud Italia: Veneto, Trentino-Alto Adige, Toscana, Lombardia, Lazio ed Emilia-Romagna E questi territori valgono il 67% degli arrivi e delle presenze a livello nazionale con più di 6 turisti su 10 che le preferiscono.

“D’altronde in Italia accade da sempre”, ci racconta Platania. “Si tratta di un tipo di turismo fortemente polarizzato in alcune regioni, anche perché chi viene per la prima volta in Italia va solitamente a visitare le città principali come Venezia, Roma, Firenze o Bologna”. 

Eppure, la seconda regione in testa alla classifica è il Trentino Alto-Adige con il 12,4% di presenze in più e qui nessuna delle due città principali, Trento e Bolzano, si configura come località generalmente gettonata da chi viene a visitare il Bel Paese. “È chiaro – dice Platania – che in questa regione sia stato avviato un processo di pianificazione e programmazione. Una visione che non tutte le regioni hanno. In economia diciamo che si fa un salto di qualità quando un determinato territorio si sa mettere sul mercato e diventa prodotto”. 

Non si tratta essenzialmente di pubblicità, ma di linguaggi da imparare e scelte da adottare ad hoc, in base al tipo di turista che si vuole portare:  “Gli strumenti sono diversi e hanno a che fare con la strategia aziendale. Si può essere presenti nelle fiere internazionali o preferire alcune fiere rivolte a mercati specifici. Se per esempio si vuole puntare sulle escursioni ci sono eventi dedicati. O si può ancora lavorare con riviste specializzate, con i social, attraverso accordi commerciali con organizzazioni turistiche”. 

Insomma, i modi per arrivare al cliente finale sono diversi, ma ognuno ha un linguaggio a sé e non è uguale per tutti. “Utilizzare come mezzo solo la pubblicità e pensarlo come unico fine per portare il turista in un territorio è la strada tradizionale delle regioni che sono e vogliono rimanere indietro”.

Non è quindi detto che la promozione possa essere l’arma vincente ma bisognerebbe individuare il modello di turista che si vuole e lavorare partendo da questo presupposto: “Gli stranieri – ci dice Platania – sono solitamente più altospendenti rispetto a chi arriva dall’Italia perché rimangono di più sul territorio e ciò comporta una maggiore spesa. L’ideale sarebbe alzare il livello della proposta ma servono servizi di qualità. Oggi il turismo esperienziale è necessario”. Un nuovo modo per scoprire le città tra riti religiosi, abitudini da scovare. Ma anche cibo e vino che muovono l’economia turistica soprattutto nelle regioni meridionali dell’Italia. 

“Quando gli stranieri vengono in Italia sanno di venire in un territorio dove si mangia e beve bene e per tutte le tasche, sia pensando ai prodotti tradizionali che a quelli di alta gamma”. 

Nel 2023 l’Italia ha registrato 134 milioni di arrivi e 451 milioni di presenze. Di queste, il 52% è un turista internazionale, chi dorme più notti in un luogo. I territori dove la presenza internazionale è prevalente è Bolzano, provincia che vale il 70% del dato. Seguono Veneto (sempre intorno al 70%), Lazio (64%) e Lombardia (62%).

Spulciando i dati che riguardano la provenienza, il turismo nazionale e quello internazionale crescono più o meno allo stesso modo. Il secondo (quello che contribuisce di più negli impatti economici) cresce negli arrivi (+9%) ma non allo stesso modo nelle presenze (+5%). Fra i mercati tradizionalmente presenti in Sicilia, gli Stati Uniti e diversi mercati dell’est Europa raggiungono percentuali di incremento anche superiori al 50%. Non tutti i mercati crescono allo stesso modo, anzi per alcuni abbiamo una perdita, come nel caso del mercato francese (-19%) e dei Paesi Bassi (-11%). La Germania e la Spagna sono sostanzialmente stabili e rimangono ai valori del 2019. Infine crolla il mercato russo (-80%).

Il meridione che si conferma alto nella classifica, rispetto alle regioni del Nord Italia, per l’offerta dell’extralberghiero: “In Sicilia per esempio – continua Platania – è più facile trovare bed and breakfast. È anche per questo motivo che il turismo nelle regioni del Nord è più ricco. Al Sud ci sono moltissime strutture di lusso ma fare riferimento a un turismo alto è sbagliato”. 

 

Come è stata superata la pandemia?

Intanto il mondo del turismo si è ripreso dall’impatto devastante della pandemia: “Stiamo palando di una delle industrie più colpite che si è dimostrata come una delle più resilienti. Sono bastati tre anni per superare in alcuni casi il 2019. In questo momento abbiamo alcune forme di nicchia riscoperte proprio dopo la crisi del Covid, come il turismo a contatto con la natura. Cosa succederà nel futuro è difficile. Il turismo di massa che si sposta d’estate e va nei grandi luoghi riprenderà certamente con più vigore. Ma in territori come quello della Sicilia, con fortissimi elementi identitari, è necessario puntare su queste peculiarità. I turisti sono attratti dalle storie che leggono sui libri, a quello che ammirano nei film, dagli stereotipi”.

E infine sembra che solo una cosa possa salvare il turismo italiano: la strategia.