di Titti Casiello
Trentadue ettari divisi tra le tre principali denominazioni dell’Irpinia.
Di cui 12 ettari vitati per il Greco di Tufo Docg. Questa è la realtà attuale di Quintodecimo, guidata da Luigi Moio e sua moglie Laura e che soprattutto vede il suo futuro roseo con la caparbietà e la passione di Chiara, seconda generazione della famiglia, che con un percorso enologico già formato sulle spalle sta portando avanti tutti gli insegnamenti acquisiti da suo padre in uno con le sue visioni. Siamo a circa 460 metri sul livello del mare. Qui le vigne affondano le loro radici tra pietre tufacee e argillose. Ed è qui che alleviamo il nostro Greco di Tufo, una delle varietà più antiche del sud Italia. “Il Greco pare essere un rosso vestito di bianco”: così Fosca Tortorelli, giornalista di Cronache di Gusto, apre la masterclass di Taormina Gourmet 2022 “Il Giallo d’Arles di Quintodecimo: dieci anni del Greco di Tufo di Luigi Moio” al tavolo con la giovane produttrice Chiara Moio. Giallo D’Arles è un richiamo evidente a Van Gogh, e a quel periodo artistico che lo vide in ritiro in Provenza, appunto ad Arles. In quel periodo in cui diede libero sfogo al suo estro artistico utilizzando tra le bozze dei suoi colori quel giallo così carico che ormai quel pantone è rimasto indelebile nell’immaginario collettivo.
Quella stessa carica di materia colorante che porta con sé anche il Greco di Tufo, così visibile già in fase di ammostatura. “Il Giallo D’Arles è un Greco di Tufo Docg la cui di ricetta è poco cambiata da quel lontano 2007, anno della sua prima uscita in commercio – spiega Chiara Moio – La vinificazione avviene per il 30% in barrique nuove – che acquistiamo ogni anno in Borgogna – e per il 70% in acciaio. Poi le due masse vengono unite e continuano insieme l’affinamento in acciaio. Forse solo un aspetto è cambiato, quando dal 2010 volutamente abbiamo smesso di fare la fermentazione malolattica. Il greco si connota, per suo corredo personale, di una grande acidità e volevamo che nel calice si esprimesse esattamente per quello che è”. In un crescendo di annate dalla 2021 alla 2012 ciò che emerge è che tutti questi vini sono tutti vini che vanno in un’unica direzione, quella della luce.
La degustazione
Giallo d’Arless – Greco di Tufo Docg 2021
La solarità è tutta in un colore, dorato e luminoso. L’ estrema sintesi di un annata calda. Ma l’eccessiva esposizione solare e la siccità sono ben gestiti da questo vitigno, che, regala, seppur appena accennato un fiore giallo e pezzi di sale. Un bouquet che si sta appena delineando, ma la grande dote del greco è senza dubbio quella di lasciarsi conoscere nel tempo. Pur concedendo piccoli sprazzi di quello che sarà e a dimostrarlo è il sorso, fresco e dinamico.
Giallo d’Arles – Greco di Tufo Docg 2020
Ecco che quel sale appena avvertito nella precedente annata, qui ora trova una sua dimensione olfattiva così come il fiore che ora si delinea e diventa un girasole. La pienezza del sorso, che quasi diventa materia, gioca con una profonda acidità di cui si connota questo calice e che in ogni caso nulla può davanti a una intensa e personale nota sapida di lunghissima persistenza.
Giallo d’Arles – Greco di Tufo Docg 2019
Un’annata fredda mostra un olfatto dai profumi esili e compiuti. Flebili sì, ma così suadenti, da valere come la danza di un carillon. Così come il sorso. Lungo, e intenso senza urlare. Un volto del Greco diverso e forse per questo, oggi davvero sorprendente.
Giallo d’Arles – Greco di Tufo Docg 2018
Coerente con un’annata calda, in un naso che rimanda al mallo di noce, così ricco che i fiori si trasformano in infusione, e sentori di burro salato regalano una ricchezza olfattiva sostenuta da f che si esprime con un naso carico, ricco, che porta un bagaglio più carica, e un sorso più morbido.
Giallo d’Arles – Greco di Tufo Docg 2017
Un naso sottile che gioca tra note minerali e sentori di aghi di pino. Tutto si dipana su un sorso di media struttura con un ingresso che gioca su una maggiore sapidità e una chiosa di mirabile equilibrio.
Giallo d’Arles – Greco di Tufo Docg 2016
Il ricordo va alla 2020. Come se la genetica di quel millesimo e di questo si assomigliassero e, quasi a mo’ di veggenza, ci fanno presagire che la 2020 sarà il calice gemello della 2016. Espressione che rimanda alla 2020 con dei ricordi di gardenia e biancospino più sbuffi speziati. Mentre è in retronasale che una nota fruttata regala una piacevole freschezza. E l’acidità la linea guida di questo sorso.
Giallo d’Arles – Greco di Tufo Docg 2014
Annata piovosa dove l’olfatto si discosta un po’ dalla linearità avvertita sino a questo momento, tra note focaie e speziate, mentre un sorso sapido caratterizza l’intera bevuta.
Giallo d’Arles – Greco di Tufo Docg 2012
La terziarizzazione è fatta di miele, poi di mou e burro salato. Una complessità che chiude in una chiosa di frutta disidratata accompagnando un sorso dal mirabile equilibrio, in una scia acida così gioviale che ci ricorda quanto il Greco di Tufo sia un Bengamjn Button del vino italiano. Più invecchia più ringiovanisce.
ALCUNE FOTO (Vincenzo Ganci, Migi Press)