di Fosca Tortorelli
Perché vini orange? Di cosa parliamo?
Così Marcello Ingrassia, che si occupa di vino da oltre 20 anni e ha lavorato con diverse guide di settore, ci fa viaggiare attraverso nove calici che raccontano le diverse personalità, un viaggio attraverso diversi territori italiani di questi vini che virano dal color oro giallo all’ambra. Una giusta precisazione va fatta, infatti non tutti rientrano nella categoria degli Orange in senso stretto, bensì alcuni di questi sono dei vini macerati; e prima di iniziare il nostro viaggio, come sottolinea Marcello Ingrassia, questa tendenza di produrre orange wine, non è poi così nuova, ma attinge le sue origini da una storia molto più antica. “Sono tra i vini più antichi che abbiamo che sono tornati a far parlare di loro. La loro culla è senza dubbio la Georgia, ma capiamo perché certi modi di vinificare sono andati indietro con questa tipologia. In Georgia li troviamo infatti vinificati nei kwevri (qvevri: ossia contenitori in terracotta utilizzati per la fermentazione) interrati, dove si ha una temperatura naturalmente controllata; una modalità estrattiva non contemplata nei bianchi convenzionali, ma che soprattutto grazie ai “cosiddetti vini naturali”, ha dato slancio alla produzione di bianchi con un maggiore contatto con le bucce, tali da estrarre un carattere diverso”.
L’evoluzione tecnologica ha portato successivamente alla produzione di vini prodotti con uve bianche macerate per un tempo prolungato con le bucce e spesso non filtrati, ma di grande pulizia, capaci di raccontare la personalità del varietale e l’espressività del luogo di appartenenza. Spesso considerati vini ostili, vedremo che nei calici troveremo espressioni leggibili e coinvolgenti. Iniziamo il nostro viaggio dalla Sicilia, con il Terre Siciliane IGP Zibibbo Macerato 2021 di Funaro, un vino non filtrato di grande pulizia. Siamo a 400 metri slm, in una zona molto ventilata, un vino che dichiara apertamente il suo essere zibibbo con profumi di uva spina e fruttato di pesca bianca, litchi e mughetto. Al sorso è fresco e bevibile e trascina la sua aromaticità, lasciando un finale amarognolo di pompelmo rosa. Godibile nella sua semplicità. Restiamo in Sicilia, ma stavolta ci spostiamo a Pantelleria, con l’Integer 2021 di Marco De Bartoli, uno zibibbo allevato ad alberello, con le tipiche conche; questo vino viene vinificato in legno usato e poi in anfora a temperatura non controllata, un vino dove i profumi sono eleganti e delicati e lasciano una scia fruttata di albicocca e un sottile floreale di mughetto e fiori di limone, a cui si uniscono note di erbe mediterranee. Cremoso e avvolgente nel sorso e decisamente di lunga persistenza. Si cambia registro e dalla Sicilia ci spostiamo in Puglia, con il Meraviglia 2021 di Valentina Passalacqua, un orange wine da uve 100% Falanghina; un vino dalle sfumature di oro liquido, vibrante, radioso, spontaneo e gioioso. Parliamo di un 100% falanghina e ritroviamo una parte che vira nei toni più agrumati e fruttati di mela cotogna. Un vino agro, con leggero pizzicore di zenzero e note di pera
Dalla Puglia andiamo in Calabria con lo Jancu 2021 di Casa Comerci, un greco di bianco, che esprime il suo carattere iodato, con note carnose di agrume ed erbe officinali, una bella trama tannica che gli dona carattere. Ritorniamo in Sicilia, stavolta nel comune di Monreale, a pochi chilometri da Palermo, in contrada Virzì con il Siriki Bianco 2015 di Principi di Spadafora, un grillo in purezza, figlio di una sola vigna esposta a sud ovest a 300 metri sul livello del mare. Un vino di grande complessità con le sue tinte calde che vanno quasi nell’ambra, un vino complesso e sfaccettato con le sue note di zenzero candito, infuso di tè di ibiscus, frutta disidratata e una vena speziata che affascina gusto e olfatto. Un vino che ha dinamismo e agilità nel sorso. Restiamo in Sicilia, ma ci spostiamo nel marsalese con l’Altomare (Grillo) 2019 di Barraco, qui abbiamo un assemblaggio di quattro vigne diverse di grillo. Un vino coinvolgente che racconta la parte che viene dal mare, con le sue note iodate, il frutto solare, le note floreali di zafferano e le note di salsedine. Un vino che dichiara la sua personalità, intenso e coinvolgente al sorso, che coniuga eleganza e potenza espressiva. Ci spostiamo poi sulle colline di Pietrarossa nei pressi di Calatafimi con l’Egesta 2019 di Aldo Viola, anche qui abbiamo un grillo in purezza, il suo colore è giallo intenso e solare. Olfatto impattante ed assolutamente originale, con note di prugna matura, scorza d’agrume e macchia mediterranea. Penetrante e di grande carattere al palato.
Dalla Sicilia voliamo nel carso con la Vitovska 2019 di Zidarich, un vino roccioso, elegante complesso e di grande personalità, che esprime in modo perfetto il concetto di vino territoriale. Siamo sul Carso, un luogo dalle caratteristiche uniche e questo vino esprime nel calice profumi di fiori di campo, erbe aromatiche, buccia di mandarino, ricordi marini e iodati. Al palato è ampio e persistente, con una freschezza ben equilibrata e un finale sapido e lungo. Chiudiamo il nostro viaggio con il Dettori Bianco 2020, siamo in Sardegna, un vino prodotto da uve Vermentino in purezza e rappresenta l’essenza e la genuinità di questa terra. Grande complessità e profondità che vanno all’olfatto con note di agrumi, erbe mediterranee e frutta a guscio; al palato ha classe e materia e sorprende per la sua persistenza gustativa.
ALCUNE FOTO (Vincenzo Ganci, Migi Press)