di Dario La Rosa
In ogni storia c’è sempre qualcuno che viene dimenticato.
Assente sino a quando qualcuno non lo riporta alla luce. Ecco che allora colui che è stato dimenticato può tornare alla ribalta facendosi riconoscere per carattere e coraggio. Esempi se ne possono fare tanti, anche nel mondo del vino. Uno di questi è legato alla storia del Perricone, un vitigno che, dopo essere stato in parte ignorato, si sta mettendo in luce grazie a produttori coraggiosi che hanno deciso di investirci su. Vitigno autoctono della Sicilia occidentale, chiamato anche Pignatello, il Perricone è stato uno dei protagonisti dei tasting organizzati all’interno della kermesse enogastronomica Taormina Gourmet 2022. “Negli ultimi anni – ha raccontato il produttore Renato de Bartoli – si va verso vino di finezza e trama fruttata e non di potenza. Il Perricone offre proprio queste caratteristiche”. Un successo che ha anche dei numeri concreti in crescita, seppur piccoli rispetto a nomi più importanti. Ad oggi in Sicilia ci sono 584 ettari di Perricone.
Perché la riscoperta? Perché questo vitigno è tornato dopo essere stato in parte dimenticato? Una delle risposte l’ha fornita Nino Aiello, l’esperto di vino che ha presentato il tasting: “ Il Perricone è difficile da coltivare, produrlo è complicato. Risente del clima e facilmente viene attaccato dai parassiti”. Nonostante tutto, però, la passione non si spegne facilmente. La storia ritorna e oggi il Perricone è tornato ad essere una gran, bella, realtà. In degustazione le seguenti bottiglie: Assuli, Fiordispina 2021; Marco De Bartoli, Rosso di Marco 2021; Feudo Montoni, Perricone Core 2020; Tasca d’Almerita, Perricone 2020; Castellucci Miano, PerricOne 2020; Di Legami, Berlinghieri Perricone 2020; Porta del Vento, Perricone 2019; Assuli, Furioso, 2019; ⁃ Feudo Disisa, Granmassenti 2019; Barone di Serramarrocco, Barone di Serramarrocco Perricone 2015.
ALCUNE FOTO (Vincenzo Ganci, Migi Press)