di Francesca Landolina
Niente resta mai uguale, neppure i vini.
Il clima cambia, le persone cambiano, tutto è mutevole. Ma è in questo presente che bisogna interrogarsi sul futuro. E allora come saranno i vini del domani? Prova a spiegare l’orizzonte del vino l’autorevole voce del professore Attilio Scienza nel corso di una masterclass su 10 vini, supportato nella conduzione dal giornalista Nino Aiello. Si introduce l’argomento con un concetto forte. Esiste il razzismo in viticoltura? “Sì, ed è quello che ti fa spaventare davanti al diverso, considerandolo un affronto. Si può essere razzista nei confronti del nuovo che arriva su un territorio diverso da tuo. “Ma che ne può sapere lui/lei?”. Si può essere razzisti nei confronti di metodi e sistemi di allevamento diversi da quelli a cui il contesto ha abituato da secoli. Insomma, si tratta di una chiusura verso il nuovo, a volte esasperante. E se il futuro chiedesse un cambiamento? Beh, come potrebbe non richiederlo, se è vero che tutto muta”. La crescita sostenibile nel 2050 giungerà alla neutralità climatica attraverso alcuni parametri da considerare. Altro aspetto da considerare è l’evoluzione digitale della viticoltura 4.0 (uso dei satelliti per valutare i comportamenti delle piante, piattaforme digitali, viticoltura di precisione, miglioramento genetico per incrocio, genoma editing). “I meticci ci salveranno o meglio salveranno la viticoltura – dice Scienza – possiamo definirli ibridi, quelli che ci faranno fare vini buoni, senza avere problemi di malattie. Iniziamo un percorso di resistenza. Ma perché ciò avvenga, bisogna avvicinarsi ai vini senza pregiudizio”.
In Italia questi incroci sono ghettizzati e non possono entrare nelle Doc. “Stiamo lavorando per togliere questo limite e per fare in modo che possano entrarvi almeno per il 5 per cento”. Precisiamo che ci sono 450 varietà italiane, tutte incrociate e formatesi in secoli di storia vitivinicola. Si prosegue argomentando “contro la purezza”. Ma lo sappiamo che solo tre vitigni possono considerarsi ‘puri’? “Abbiamo fatto della purezza un elemento distintivo e di comunicazione”, aggiunge Scienza. E ancora: “Beviamo vini che fra trent’anni saranno diversi. Ecco perché è necessario cambiare. Apriamoci al cambiamento e riflettiamo sul fatto che la viticoltura si sposta ad alta quota. Lì c’è il futuro”. Ed ecco la degustazione.
- Pravis – Naran Johanniter PIWI Metodo Classico
- Cantina PIzzolato Konti.Ki 2021
Si ironizza durante la masterclass. Già un esempio di incroci. Nessun diavolo in bottiglia.
- Fondazione Edmund Mach – Pianta 9 Incrocio Eco1 2020
- Michele Chiarlo Albarossa 2018
Duecento anni fa nasce Mendel – racconta Scienza – il padre della genetica. Se conosciamo i caratteri oggi è attraverso le sue leggi. Si era dilettato a incrociare alcune specie. Sono nel 1915 le sue ricerche vengono riconosciute e si comincia a parlare di genetica mendeliana. Lui ha insegnato a costruire un modello genetico. Anche questa coppia di vini proposti viene da due incroci.
- Guardo al Melo – Criseo Bolgheri Doc 2020
- Hofstaetter De Vite Vigneti delle Dolomiti Igt 2020
Esempio di vini plurivarietali. Contrasto al cambiamento climatico. Vini più complessi e di maggiore durata, testimoni di una migliore interazione vitigno – ambiente.
- Cantine di Nessuno Milice Rosso Doc Etna Rosso 2016
- Feudo Cavaliere Millimetri Doc Etna Bianco 2016
Sempre più in alto. Il cambio climatico costringe a spostamenti ad alta quota, dice Scienza. E questi due sono due esempi di viticoltura di montagna. L’effetto dell’altitudine sui fenomeni vegetativi importanti. Uno sfasamento delle fasi fenologiche a causa dell’altitudine ritarda la vendemmia con migliori condizioni per le variabili vegeto-produttive e qualitative. Il profilo aromatico è particolarmente sensibile al caldo. Su queste altitudini c’è il futuro. Attenzione, dice Scienza, perché il clima non è cambiato adesso. Le migrazioni da Oriente ad Occidente sono accadute per i cambiamenti climatici.
- Lammidia Bianco in anfora 2019
- Guardo al Melo Zever 2015
Ritorno al futuro con due vini in anfora. Il passato era fatto da vini ossidativi, perché ossidare dava uno stile utile alla conservazione. Sono vini eterni, perché tutto ciò che era ossidabile era già stato ossidato. In sostanza dice Scienza dobbiamo fare progresso mettendo insieme pubblico e privato; l’industria incontri la scienza.
ALCUNE FOTO (Vincenzo Ganci, Migi Press)