di Massimiliano Montes
Nicolas Joly (nella foto), fondatore della prima associazione al mondo di vini biodinamici “La Renaissance des Aoc” ed ispiratore del movimento dei vini naturali, è presente al Vinitaly al padiglione Vivit dedicato ai produttori biodinamici e naturali.
Noi ne abbiamo approfittato per fargli qualche domanda.
Nicolas, come hai trovato la sistemazione dei produttori e l’organizzazione dello stand Vivit?
“Pessima. Gli spazi sono risicati ed i produttori sono costretti a stare gomito a gomito l’uno con l’altro. Non ci sono i minimi spazi vitali né tantomeno la possibilità di appartarsi con appassionati ed operatori del settore”.
Tornerai l’anno prossimo?
“No. Avevo comunque deciso di partecipare a questa manifestazione ad anni alterni, ma non sono ancora certo che sarò qui tra due anni. Lascio comunque i miei associati liberi di partecipare se vogliono”.
Cos’è il vino per te?
“Il vino non è un prodotto commerciale, non è qualcosa che si produce solo per fare soldi. Il vino deve suscitare emozioni, è uno strumento per comunicare i colori dell’anima e della vita. Un vino che non è capace di suscitare emozioni è morto, inutile. Produrre un vino con metodi naturali significa consentirgli di esprimere tutti gli aromi ed i profumi della terra e dell’uva da cui proviene”.
Cosa pensi della nuova normativa europea sul vino biologico?
“Non ne penso bene. E’ poco utile, come una rete a maglie molto larghe attraverso le quali può passare quasi di tutto. Sembra disegnata a tavolino per consentire ai grandi produttori industriali di riconvertire una parte delle coltivazioni a regime biologico per potersi fregiare in etichetta della dicitura “Organic”, biologico”.
Quali sono le regole più importanti che chiedi di rispettare ai tuoi associati?
“Non si può affermare di produrre un vino con metodi naturali ma non consentire un controllo sulla veridicità delle proprie affermazioni. La produzione di vino naturale non significa soltanto coltivazione biologica, ma escludere in cantina tutte quelle metodiche e quei prodotti enotecnici che snaturano il vino. Per l’ammissione chiediamo ai produttori una serie di analisi chimico-fisiche che certifichino l’assenza dei prodotti di sintesi da noi banditi. Superato questo primo scoglio i campioni di vino sono sottoposti ad un’analisi sensoriale da parte di un panel di degustatori della nostra associazione. Soltanto i vini che ricevono l’unanimità dei consensi vengono accettati.
Infine chiediamo ai nostri associati la disponibilità a controlli casuali in cantina senza preavviso. Chi non accetta le nostre regole è fuori da Renaissance”.
Cosa pensi delle due principali associazioni italiane di vini naturali, Vinnatur di Angiolino Maule e Vini Veri di Giampiero Bea?
“Non voglio esprimere un’opinione su Giampiero Bea. Angiolino Maule invece potrebbe essere un ottimo interlocutore in Italia. Ma per poter avere una collaborazione proficua con Vinnatur Maule dovrebbe accettare le nostre regole: analisi chimico-fisiche periodiche e controlli casuali in cantina senza preavviso. Se accetta questo potremmo anche giungere ad un accordo”.