Mario Pojer, produttore trentino e grande appassionato del vino portoghese traccia le differenze. «Il Marsala? È ormai banale, una miscela fatta a tavolino»
“Si prenda esempio
dal Porto”
“Un vino da macelleria, diventato banale”. Sul Marsala si esprime anche Mario Pojer, trentino ma anche uno dei più grandi conoscitori e appassionati di Porto, per certi versi proprio il gemello del Marsala. Pojer è un produttore ed è un grande esperto di vini dolci. Non è un caso che tiri fuori dalle sue parti un vino che ricordi proprio il Porto. Si chiama Merlino è le tecniche di questo vino ricorda proprio il più famoso prodotto dell’enologia portoghese. È per questo che parliamo con lui. Per capire il Marsala attraverso gli occhi di uno che conosce bene il Porto.
Dal Porto al al Marsala. Parliamo prima di quest’ultimo…
“Purtroppo è un prodotto da liquorificio, non più da campagna, da vigna. Ricordando certe frasi, concentrato, mistella, sembra più una miscela fatta a tavolino. Prodotto da industria e non da cantina. E sono d’accordo con Scienza. È un vino morto. Per me banale, da macelleria, se posso fare questa provocazione. Un vino pesante, spento, lo credo che non piace ai giovani. Il Marsala deve essere rivisitato. Come è stato fatto per il Tokaj”.
Cioè?
“La storia del Tokaj mi ricorda quella del Marsala. È stato un vino storico che ha vissuto il suo declino. All’epoca del regime comunista era diventato nient’altro che una miscela di mosto, alcol e zucchero. Un prodotto finito. Poi però grazie all’investimento di produttori francesi, spagnoli ed anche italiani, questo vino è risorto. Fresco, fragrante, profumato, lo hanno fatto ridiventare gradevole, quasi come un Sauternes. Ma solo perché questi uomini, venuti da fuori, hanno creduto nel vino. Lo stesso dovrebbe accadere per il Marsala”.
Cosa si dovrebbe fare?
“Intanto ci vorrebbe che i giovani enologi prendessero in mano la situazione, che credessero in questo vino. È loro responsabilità. L’unico modo per risollevare la qualità. Ma anche qualche personaggio che viene da fuori, andrebbe pure bene. Come appunto è accaduto con il Tokaj. L’importante è che si intervenga”.
Partendo da dove?
“Intanto bisogna partire con il rivisitare la produzione. Rispettando la natura prima di tutto, e partire proprio da vigneti con resa di altissima qualità e poi anche dall’uso di un distillato che sia serio, di qualità. Non come quello che viene usato adesso, prodotto industriale e non da distilleria. Poi si dovrebbero sostenere i veri Marsala, Vergine, Superiore, con Marsala più fruttati, freschi, sia in versione bianco che rosso, che ricordino il sole, le note caratteristiche della Sicilia, gli agrumi. Certo non con questi Marsala fatti con mosto cotto. Quindi bisogna assolutamente sostenere la storia, magari ritornare al Perpetuo, un vino per me affascinante, e affiancarlo con nuove generazioni di Marsala di altissima qualità. Ed poi fare il Marsala non da un vino oramai fermentato, ma quando ancora è in fermentazione a 4/5 gradi di alcol. Ci vuole linfa nuova. Impegnarsi con l’idea di fare un grande vino”.
Cosa pensa della Doc?
“Io penso solo ad una cosa. Mi viene rabbia nel vedere queste meravigliose cantine dove si produceva il Marsala abbandonate, come le tonnare. Luoghi meravigliosi. Sono la storia. Posso capire che l’abbandono delle tonnare sia avvenuto per la diminuzione della materia prima. Non posso capirlo, non lo accetto per le cantine del Marsala. Anzi devo dire che mi piange il cuore nel vedere che il territorio di Trapani ha vigneti meravigliosi. Avete una materia prima che lascia a bocca aperta e poi devo vedere queste strutture bellissime in disuso, fatiscenti? Cosa si è fatto per tutelare il Marsala?”
E il Porto?
“Nasce da uve splendide ed è questa la sua forza. Pensi alla cifre. In Portogallo ci sono trentamila mila ettari di produzione, la base è una partenza importante. Si producono un milione di ettolitri e circa la metà diventa vino fortificato. È una realtà pazzesca, importante e di grande valore. Si prenda esempio. Quando arrivi in qualsiasi albergo ti accolgono con un bicchiere di Porto. È un filo conduttore che ti insegue in ogni cosa che fai. Mai trascurando l’aspetto qualità. Accade tutto questo a Marsala?”.
Manuela Laiacona