L’allarme di Giorgio Calabrese, nutrizionista di fama e presidente dell’Onav: «Questo vino è come un nobile decaduto che chiede l’obolo. Lanciamo un gruppo di persone che hanno a cuore le sorti di questa Doc. Ma…»
«Ridare
dignità morale
al Marsala»
Giorgio Calabrese è un nutrizionista famoso. Le sue incursioni televisive nei talk show e nei programmi di approfondimento sono molto seguite e apprezzate. Piemontese d’adozione e siciliano di origine, Calabrese, oltre ad essere un docente universitario e un grandissimo sostenitore della dieta mediterranea e un difensore del Made in Italy di qualità e, da poco tempo, anche presidente dell’Onav, l’Organizzazione nazionale assaggiatori di vino. Quando gli si parla di Marsala vuole subito dire la sua. L’argomento gli sta a cuore. Ed attacca subito: «Il Marsala lo abbiamo fatto diventare un anziano disabile, a cui va rimessa urgentemente una protesi morale, credendo nella ricetta originale».
Professore, il Marsala come un anziano disabile? Un’espressione forte…
«Attenti c’è una dimenticanza assoluta. Ma come presidente Onav mi sento di difenderlo. Sono però esterrefatto per come oggi il Marsala sia potuto diventare un nobile decaduto. Io sono cresciuto con l’idea del Marsala come un vino importante, di nobiltà, di cultura, un vino internazionale. Oggi ha perso il suo appeal, la sua grandezza. Mi fa venire, appunto, in mente, l’immagine di un nobile che chiede un obolo in elemosina e che se gli si chiede come si chiama ostenta il suo titolo. Credo sia arrivato il momento di fargli riprendere il blasone che gli appartiene, che ha nel dna. Bisogna riportare in campo questo vino, ma non facendo filosofia».
E come secondo lei?
«Intanto pubblicando un nuovo disciplinare. Creiamo anche una soorta di confraternita del Marsala, composta da gente esperta di vino, enologi, produttori, presidenti delle associazioni di assaggiatori. Sono pronto a lanciare l’iniziativa. Che si valutino tutti i Marsala attualmente in giro e che abbiano il coraggio di stroncare quelli che non sono all’altezza. Poi bisogna farlo conoscere, divulgarlo. Magari pubblicando libri con ricette antiche dove veniva usato il Marsala, interpretate da grandi personaggi che abbiano il piacere di ridare importanza a questo vino».
Ha parlato di modifiche del disciplinare?
«Sì, secondo me, ora come ora questa è una Doc drogata. Solo un certo tipo di Marsala, parlo delle tipologie superiori, dovrebbe rimanervi. Ci sono troppe tipologie. Credo che i produttori debbano assumersi la responsabilità di quello che hanno fatto. Bisogna fare una battaglia in cui essere tutti uniti nello sdegno contro un vino che è stato fatto diventare un anziano disabile. Bisogna mettergli una protesi morale, credere nella ricetta originale».
Quindi lo vede come un vino fuori dal tempo di oggi?
«Sì. È un vino anziano, e come tutti gli anziani vive solo di ricordi. Invece dobbiamo farlo diventare vecchio, ben tenuto deve invecchiare portando alto l’onore di essere un grande vino. Sono sicuro che è un vino che potrebbe essere pronto per piacere anche ai giovani. E poi se bevuto nelle giuste quantità, dal punto di vista nutrizionale è anche un alimento che fa bene, che non ha nulla da invidiare agli altri vini».
Quindi ha un futuro?
«Assolutamente sì, può tornare a competere col Porto, a superarlo solo se vi sono persone a battersi per lui, uomini di cultura, un’organizzazione valida e produttorì onesti».
Lei lo beve?
«Vorrei berlo. Ma non lo trovo. Vino lontano dalla Sicilia ed è da anni che non lo trovo, mai proposto nei ristoranti. E dato che non se ne parla più, non ho nemmeno chiaro in testa quale Marsala comprare. Se l’immagine di questo vino è così offuscata e se in giro non riesco ad assaggiarlo, significa che qualcosa allora davvero non va».
Manuela Laiacona