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Scenari

Xylella, triplicati gli ulivi infetti: “Ma vanno abbattuti solo se non monumentali”

09 Marzo 2018
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La Xylella torna a far discutere perché sono più che triplicate negli ultimi due mesi le piante di ulivo colpite dal batterio: sono passate da 735 a 2.251. 

Lo evidenzia il nuovo report effettuato dall'Osservatorio fitosanitario Xylella della Regione Puglia nella cosiddetta fascia di contenimento, come fa sapere il Consorzio Nazionale degli Olivicoltori fortemente preoccupato del risultato. Ma si torna a parlare del batterio killer degli ulivi anche perché il Tar di Puglia ha stabilito che “la Regione prima di estirpare le piante di ulivo sane nella zona cuscinetto, deve verificare se le stesse presentino il carattere di monumentalità”, ciò ai sensi della stessa normativa regionale. I giudici amministrativi hanno accolto la richiesta cautelare avanzata in un ricorso presentato dal proprietario di un fondo nel Comune di Ceglie Messapica (Brindisi) contro un provvedimento dell'Osservatorio fitosanitario della Regione Puglia, che ha individuato una pianta di ulivo infetta dal batterio della Xylella fastidiosa nella tenuta di un privato e ha ordinato l'estirpazione della pianta infetta e di tutti gli ulivi nel raggio di 100 metri dalla stessa, che si trova nella cosiddetta zona cuscinetto. Si tratta all'incirca di una cinquantina di piante in totale, che non saranno abbattute per via della sospensiva concessa. 

Il Tribunale barese ha così sospeso l'ordinanza di eradicazione e ha innescato una nuova potenziale polemica sull'epidemia che porta all'essiccamento degli ulivi. “L'avanzata del batterio è inarrestabile e non bastano più le parole che illudono tanti olivicoltori – afferma il presidente del Consorzio nazionale olivicoltori, Gennaro Sicolo – bisogna procedere subito con l'eradicazione delle piante infette e con gli immediati rimborsi per gli agricoltori colpiti”. Sicolo ribadisce che “la Xylella è un problema nazionale perché non è affatto detto che in futuro non possa colpire altre tipologie di piante. È grave, ad esempio, che il decreto relativo al reimpianto, approvato dalla commissione Ue, non sia ancora stato recepito dalle istituzioni italiane”. Secondo il presidente Sicolo non si può più aspettare, “attendere significa consentire al batterio di avanzare ancora e compromettere il futuro dell'olivicoltura nazionale”.

C.d.G.