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Scenari

Xylella, nuovi focolai in Puglia. L’associazione coltivatori: “Fate prevenzione”

31 Gennaio 2017
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È notizia degli ultimi giorni che le tanto attese speranze degli olivicoltori sulla definitiva scomparsa della Xylella, il batterio che uccide gli ulivi dissecandoli, sembrano non avere una risposta positiva. 

Sono stati infatti trovati cinque focolai: nel brindisino, a San Vito dei Normanni, a Ceglie Messapica e a Carovigno, oltre che nel tarantino a Grottaglie e a Fragagnano. Attraverso i monitoraggi annuali dell'Osservatorio fitopatologico regionale la diffusione della malattia è stata limitata, ma non eliminata. L'Aic, l'associazione Italiana Coltivatori, si occupa da anni di questo problema che ha colpito prevalentemente il sud Italia anche se i focolai, seppur piccoli, sono distribuiti ormai su tutto il territorio nazionale. Secondo Giuseppe Santoianni, Presidente di Aic, la notizia positiva è che il grande freddo ha ucciso la sputacchina, insetto vettore del batterio Xylella, che non va in letargo, e che vivendo all'aperto quest'anno ha dovuto combattere con l'inverno rigido. Negli anni, questi insetti si sono acclimatati al Sud e proprio per questo potrebbero essere decimati dal gelo e dal crollo delle temperature. In Puglia il clima rigido ha ucciso anche la mosca olearia, altro pericoloso parassita degli ulivi, ma la notizia negativa è che i nuovi focolai sono in continua evoluzione e che spesso le piante che sono maggiormente colpite sono quelle plurisecolari, più difficili da 'curare' in caso di attacco da parte del batterio. Proprio per evitare questo grosso problema per il sistema agricolo nazionale, in particolare per la produzione di olio, Aic si rivolge al mondo agricolo suggerendo di seguire alcune indicazioni fondamentali al fine di gestire al meglio il pericolo, ossia lavorando in anticipo.

“Innanzitutto è necessario un piano di prevenzione, che preveda di rafforzare gli organici degli enti preposti al controllo fitopatologico, ossia personale in più nei pressi di porti e dogane”. Ricordiamo, infatti, che il batterio si è diffuso in Italia proprio perché proveniente da piantine del caffè importate dal Costarica, dunque non autoctone, che non sono state preventivamente controllate. Santoianni prosegue: “Seconda cosa importantissima è investire nella ricerca, valutando in quali casi procedere con l'espianto e quando con il reimpianto dell'albero”. A questo proposito, la Commissione Europea ha aperto la possibilità di reimpiantare nuovamente alberi d'ulivo nell'area affetta dalla patologia ma la Puglia ha dovuto fare dei passi indietro e bloccare un'altra volta l'implementazione delle piante e la produzione di olio. “Il coltivatore dovrà, inoltre, fare una valutazione economica sul da farsi in caso di reimpianto e se sì dopo quanti anni, sempre considerando prima la possibilità di fare una sanificazione dell'ambiente. Come Aic auspichiamo che sia resa obbligatoria la lotta alla sputacchina, esattamente come attualmente accade per la nota processionaria. Al fine di salvaguardare il patrimonio olivicolo italiano, sarebbe necessario esercitare interventi straordinari preventivi e curativi, rendendo dunque obbligatoria la prevenzione”.

“Si può affermare che nell'anno 2014 c'è stato un calo della produzione olivicola che si è aggirata intorno al 60-65%, dovuto non solo alla xylella ma anche all'attacco della mosca olearia presente in questa annata, mentre per il 2015 il calo della produzione è stato molto inferiore, intorno al 30%, cosa che ci fa ben sperare per questa stagione”, conclude Santoianni.

C.d.G.