(Vittorio Sgarbi e il giornalista Andrea Andreoli)
di Aurora Pullara, Verona
Scatenato come sempre Vittorio Sgarbi all’apertura di Anteprima Amarone 2018.
Inizia i suoi saluti con una provocazione : “A me l’Amarone sta sul caxxo – ma subito spiega le motivazioni del suo dissenso – perché è un vino utile e questo mi dà fastidio”. E poi decanta il suo amore per il vino e la sua evoluzione, da prodotto esclusivamente agricolo a forma d’arte: ”Negli anni ‘50, quando è nato l’Amarone, la cultura e l’agricoltura erano due mondi separati e tali dovevano essere. Oggi questo concetto si è ribaltato, nel vino c’è la radice antropologica che racconta la necessità di arte che è presenta fin dalla sua produzione”. Spiega il critico: “Finalmente si assiste al ricongiungimento tra cultura e agricoltura, i produttori, gli chef, i viticoltori sono diventati veri e propri artisti. E il vino è stato riportato al livello con la cultura. Si sta assistendo ad una decadenza continua di tutto, tranne che del vino che migliora sempre”. E Sgarbi sottolinea l’arte utilizzata non solo nella produzione, ma in tutto il mondo del vino: “C’è arte nella pianificazione delle cantine, ormai vengono creati veri e propri templi del vino e c’è arte anche nelle confezioni, nei packaging, nelle etichette”.
Infine conclude: ”Il vino ha sempre accompagnato la vita dell’uomo. Ne abbiamo testimonianza nella letteratura, nella pittura, nella scultura. Fin quando l’uomo ha fatto arte c’è stato il vino, anche nella sua dimensione spirituale. Il vino non è necessario, ma lo scegli, ti accompagna, ti dà benessere ma ne puoi fare a meno, ma proprio le cose migliori sono superflue come il vino. E poi vino e vita hanno la stessa radice, senza vino non si vive”