“La nostra produzione per il 2024 sarà altrettanto bassa o addirittura inferiore a quella del 2023”. Queste parole arrivano dalla Francia e a pronunciarle al giornale specializzato Vitisphere è Jean-Marie Fabre, enologo del Domaine de la Rochelière (Aude) e presidente della Vignaioli indipendenti di Francia.
In quella zona della Francia negli ultimi 21 mesi, sono caduti in totale 202 millimetri di pioggia, l’equivalente delle precipitazioni di un anno medio nel deserto del Sahara.
“La conseguenza diretta di queste precipitazioni è stata che, a partire dalla primavera, ci siamo resi conto che lo sviluppo fisiologico dell’uva non si sarebbe svolto correttamente nel corso della stagione”, dice l’enologo. Una situazione che vivono quasi tutti i viticoltori, come François Douville, del Domaine Les Conques (Pirenei Orientali). “Stiamo vivendo un periodo di siccità dal 2010, ma di solito riceviamo acqua in autunno e/o in primavera. Quando non avevamo acqua in autunno, aspettavamo la primavera o un bel temporale con la certezza di poter ricostituire un po’ le nostre riserve. Ma negli ultimi anni questa dinamica è cambiata: tutto ciò che otteniamo è qualche temporale sparso che scarica 30/40 mm di pioggia in un’ora”. La sua fortuna è quella di avere viti vecchie di circa 70 anni molto ben radicate.