Cattive notizie per gli appassionati del vino novello: per la produzione 2011 si attende un calo del 20% rispetto allo scorso anno e il primo vino dell’ultima vendemmia quest’anno supererà di poco le 6 milioni di bottiglie.
La stima è della Coldiretti che attribuisce la responsabilità del calo alla vendemmia più contenuta degli ultimi 60 anni per effetto del clima ma anche in parte, alla perdita di appeal del ‘novellino’, i cui tappi potranno saltare quest’anno dalla mezzanotte di sabato 5 novembre.
«Il forte calo della vendemmia con una produzione complessiva di vino attorno ai 40,3 milioni di ettolitri (- 14%) ha indotto i produttori a riservare al novello un quantitativo minore di bottiglie rispetto al solito – spiega Domenico Bosco responsabile vitivinicolo della Coldiretti – e il gusto degli italiani per il vino da bere giovane anche se apprezzato come prima produzione enologica dell’anno, ha un po’ perso lo smalto di qualche anno fa». Il novello sconta il limite di non essere facilmente abbinabile ai pasti e di non ‘durare’ a lungo in cantina: secondo gli esperti dovrebbe infatti essere bevuto entro marzo dell’anno successivo. «Nonostante tutto comunque – afferma Bosco – il primo vino dell’ultima vendemmia che di abitudine veniva consumato dagli stessi contadini che lo producevano, mantiene in parte il suo fascino. Un tempo veniva spillato dalle botti tra la fine di ottobre e i primi di novembre per controllare lo stato di maturazione del vino. Oggi per legge è fissato il giorno della vendita in negozi, ristoranti, enoteche, bar e vinerie e il novello è anche protagonista di numerose sagre e feste paesane che si rincorrono in questo periodo».
Se la produzione di novello è stimata in poco più di 6 milioni di bottiglie, i prezzi di vendita sono stabili – sottolinea la Coldiretti – con una media di 5 euro a bottiglia. Il fatturato del vino novello è di circa 30 milioni di euro e sono oltre duecento i produttori con oltre un terzo del totale delle bottiglie che esce dalle cantine del Veneto che insieme al Trentino copre quasi la metà della produzione nazionale, mentre a seguire si posizionano la Toscana, la Sardegna, l’Emilia Romagna e la Puglia.
La produzione italiana – precisa la Coldiretti – è caratterizzata soprattutto da novelli monovitigno con l’utilizzazione di un’ampia gamma di vitigni autoctoni (Teroldego, Ciliegiolo, Nero d’Avola, ecc.) anche se quelli più utilizzati sono nell’ordine Merlot, Sangiovese, Cabernet, Montepulciano e Barbera. Il ‘vino da bere giovane’ è nato negli anni Cinquanta in Francia nella regione Beaujolais e le sue caratteristiche sono determinate dal metodo di vinificazione utilizzato, messo a punto dal ricercatore francese Flanzy e fondato sulla macerazione carbonica. Leggero, con bassa gradazione (11 gradi) e bouquet aromatico, il novello viene consumato soprattutto dal pubblico dei più giovani in abbinamento con i prodotti autunnali come le caldarroste.
La produzione Made in Italy di vino novello arriva con quasi due settimane di anticipo rispetto al concorrente Beaujolais nouveau francese che si potrà assaggiare solo a partire dal terzo giovedì di novembre e cioè dal 17 del mese.