Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Scenari

Vino novello, fine

15 Novembre 2012
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Franco Picone, Paolo Trimani, Alessandro Bulzoni

E’ la storia di un successo effimero, una parabola discendente.

Produttori e consumatori hanno assistito ad una lenta agonia e oggi molti, la maggior parte, hanno staccato la spina. Il vino Novello è clinicamente morto. Se ne produce poco, se ne acquista meno, il consumo è ridotto al lumicino.
 
Nel 2001 l’enoteca Picone di Palermo segnava all’attivo quindicimila bottiglie. Alla fine degli anni novanta, in pieno boom Novello, anche la storica Trimani di Roma ruotava intorno agli stessi numeri. Bulzoni, altra importante enoteca della capitale, aveva in listino una decina di etichette.
 
I numeri di oggi sono da capogiro, ma in senso inverso. Picone quest’anno ha in cantina solo un paio di cartoni di un’azienda siciliana; Trimani ne ha circa trecento; Bulzoni tiene una sola etichetta. E se fino a qualche anno fa la festa del Novello era, per i giovani soprattutto, un’occasione da non perdere, un appuntamento à la mode per gustare un bicchiere di vino, oggi la festa è finita.   
 
“Probabilmente questo prodotto è stato pompato troppo ma non era attrezzato per reggere a lungo sul mercato”, prova a dare una spiegazione Paolo Trimani che proprio un paio di giorni da, nella pagina Facebook della storica enoteca romana scriveva “C’era una volta il Novello…”. “Il Novello è nato come una sorte di ponte tra la birra e il vino ed è servito a dare impulso e innovazione al settore – continua – ma è stato trattato come robaccia innanzitutto dai produttori e le associazioni di categoria non hanno mosso un dito per identificare dei criteri univoci di produzione che avrebbero potuto giovare alla sua causa”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Alessandro Bulzoni. “I produttori negli anni hanno fatto un vino sempre più scarso. Inizialmente il Novello avrebbe dovuto rappresentare una esaltazione dei profumi dell’uva dell’anno nuovo ma alla fine è diventato solo una occasione per liberarsi del vino dell’anno precedente rimasto in cantina”.
 
E se da un lato c’è chi ricorda i bei tempi in cui, allo scoccare della mezzanotte della notte del Novello, si stappavano anche duecento bottiglie in un paio d’ore, dall’altra c’è chi afferma senza mezzi termini che oggi, a chiedere il novello sono solo pochi consumatori sprovveduti.

Clara Minissale