Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Scenari

Vino, inizio del 2015 positivo per gli scambi internazionali, ma la Spagna è il primo fornitore

06 Luglio 2015
vino_generico vino_generico

È iniziato in maniera positiva il 2015, almeno il primo trimestre. Stando a quanto rivela un’analisi Ismea, infatti, dopo la ripresa del 2014, chiuso con scambi internazionali ben oltre i 100 milioni di ettolitri, nei primi tre mesi del 2015 la domanda internazionale ha registrato un buon dinamismo. 

Sono stati scambiati 23 milioni di ettolitri di vino contro i 22 milioni dello stesso periodo dell’anno prima (+3%). Anche in termini di valore espresso in euro si evidenzia una crescita di un certo rilevo (+8%). Altro dato che conferma la tendenza già osservata nel 2014 è che la Spagna, con 5,7 milioni di ettolitri (+13%), si posiziona al primo posto nel ranking mondiale dei Paesi fornitori, seguito dall’Italia, ferma a 4,7 milioni di ettolitri (-2%). Scendendo nel dettaglio dei singoli segmenti emerge la buona performance dei vini sfusi che, con 9,8 milioni di ettolitri scambiati globalmente, hanno fatto segnare il +10% in volume a fronte di un +7% in valore.

La domanda di vino sfuso è stata sostenuta da Francia (+12%), Portogallo (+13%), Canada (+10%), e Italia (+7%). Battuta d’arresto per lo sfuso sia in Germania (-3%) che nel Regno Unito (-5%), mentre è crollata la domanda negli Stati Uniti (-23%). A beneficiare della maggior domanda complessiva in questo segmento è stata in primo luogo la Spagna (+22%), Seguita da Australia (+7%) e Cile (+20%), mentre per l’Italia il confronto con il primo trimestre 2014 è negativo (-11%). Di contro per i vini confezionati, fermi sulla soglia dei 12 milioni di ettolitri, si evidenzia una lieve battuta d’arresto dei quantitativi alla quale, però si affianca un +8% dei corrispettivi. Tra i Paesi che hanno incrementato l’acquisto di vini in bottiglia si segnalano gli Stati Uniti (+2%) e soprattutto la Cina (+31%), seguita dal Canada (+8%). Per quasi tutti gli altri tradizionali importatori si registra una riduzione degli acquisti a partire dalla Germania (-11%) e dal Regno Unito (-4%). Deciso crollo delle richieste di questo segmento in Russia (-46%). Di contro tra i Paesi esportatori si evidenzia la crescita delle forniture della Spagna, che aumenta la propria presenza anche in questo segmento (+7%), e dei Paesi del Nuovo Mondo: Cile (+2%), Australia (+9%), Nuova Zelanda (+4%) e Argentina (+7%). Calano invece gli Stati Uniti (-13%).

Intanto continua il buon momento degli spumanti che nei primi tre mesi dell’anno si sono attestati a 1,3 milioni di ettolitri (+1% su base annua) confermando i già abbondanti incrementi dello scorso anno. Anche per gli spumanti sono i valori degli scambi a fare un notevole passo in avanti: +9%. Tra i produttori di bollicine a guadagnare è soprattutto l’Italia che ha messo a segno un +24% in volume e +23% in valore. La Francia tiene in quantità e cresce del 10% nei corrispettivi, mentre la Spagna, nel periodo in esame, ha perso il 16% dei volumi ed il 9% degli incassi. Da tenere in considerazione che sia Spagna che Francia detengono rispettivamente il 22% del mercato in quantità, contro il 40% dell’Italia. Altro discorso se si osserva il ranking in valore: la Francia è prima con una quota pari al 59% degli 853 milioni di euro complessivi, distanziando di ben 37 punti l’Italia. La Spagna è terza con il 9%.

Sul fronte dei Paesi importatori di bollicine si segnalano soprattutto gli sbocchi di Regno Unito e Usa che nel primo trimestre 2015 hanno incrementato la propria domanda rispettivamente del 35 e 22 per cento, mentre in termini di spesa sono stati gli Stati Uniti a registrare l’incremento maggiore, +35%, a fronte del +10% britannico. I dati dell’Italia segnalano un export in frenata in termini di volume (-2%), mentre gli introiti aumentano del 4%. Sono le importazioni, invece, a crescere in misura considerevole sia in termini di quantità (+9%) che di spesa corrispondente (+12%). Nella sezione attiva della bilancia commerciale una nota positiva arriva dai vini fermi in bottiglia dove, a fronte di una lieve flessione in volume, si ha un 3% degli introiti. È quindi aumentato del 4% il valore medio alle esportazioni con una distribuzione all’interno della piramide qualitativa che va dal +3% dei vini Igp, al +4% dei vini Dop fino ad arrivare al +10% dei vini comuni. Quest’ultimo dato è importante da sottolineare alla luce del fatto che, invece, gli sfusi della stessa categoria hanno perso il 7%. Decisamente positiva la performance dei vini confezionati italiani negli Stati Uniti, con un +9% in quantità e +14% in valore, ed anche in Germania. Qui, infatti la domanda di vini italiani in bottiglia è cresciuta dell’1% in volume e del 5% in valore. Male nel Regno Unito.

La nota negativa arriva, non certo inaspettata comunque, dai vini sfusi la cui domanda è scesa sia in termini reali sia in valore. A pesare è sicuramente il -11% fatto registrare dalla Germania che, con 402 mila ettolitri ed una quota del 38% si conferma primo cliente dell’Italia in questo segmento. Ancor più importante è la perdita dei corrispettivi, -22%, dovuta alla riduzione dei listini alla produzione. Anche negli altri tradizionali clienti le cose non sono andate bene, ad eccezione del Regno Unito dove si segnalano progressioni dell’11% in volume e del 15% del valore che, certo, non compensano le mancate spedizioni di vino in bottiglia. Cambia anche la geografia delle esportazioni di vino sfuso nei Paesi scandinavi dove si ha un dimezzamento delle consegne in Svezia, un -4% in Norvegia ed un +32% in Danimarca.

C.d.G.