L’evoluzione degli scambi mondiali nel settore enologico nel terzo trimestre dell’anno vira al positivo, e a dare un contributo fondamentale è il continente asiatico, che ritrova la robustezza della crescita in Cina.
Nel terzo trimestre, l’aggregato Oriente – sommatoria di Cina, Hong Kong, Giappone e Corea del Sud – ferma le lancette poco sotto quota 1,9 milioni di ettolitri, equivalenti a un aumento del 29% rispetto al corrispondente trimestre del 2014, per un valore schizzato a 1,1 miliardi di dollari: cifra che non solo conferma l’andamento del secondo trimestre, ma che amplifica la crescita annuale di ulteriori 4 punti percentuali, al +19%.
Grazie al propellente asiatico, l’aggregato mondiale monitorato dal Corriere vinicolo, (sommatoria di Americhe, Asia ed Europa core) vola a 8,8 milioni di ettolitri di vino importato (+4% rispetto a luglio-settembre 2014), per un valore balzato a 4,1 miliardi di dollari. Cifra che consente di invertire la tendenza negativa cumulata dalla fine del 2014, portando le lancette a -4% contro il -7% dei primi due quarti dell’anno.
A fare da zavorra in maniera consistente è il continente europeo, dove la Russia macinerà ancora tempo prima di riequilibrare i pesi del continente. Continente dove la stazionarietà di Germania e Regno Unito non riescono a imprimere una svolta positiva: il totale cumulato a volume nel 3° trimestre fa 4,1 milioni di ettolitri, -5% sul corrispondente quarto del 2014, con valori di poco sopra il miliardo e mezzo di dollari, pari a una decrescita del 17%.
In America, dove Usa e Canada godono del rafforzamento delle rispettive valute sull’euro, il dato monetario a settembre mostra ovviamente decrescita (-3%, a 1,5 miliardi di dollari), ma anche questo dato va inquadrato al netto del gioco dei cambi: tra luglio e settembre il dollaro Usa si è apprezzato del 16% sull’euro, il che porterebbe il saldo degli scambi a valore positivo. Sul fronte volumico il saldo è positivo del 4%, a 2,8 milioni di ettolitri assorbiti tra Canada, Stati Uniti e Brasile.
Ultima nota, i prezzi medi: sul fronte asiatico, la maggiore crescita a volume è dettata da una generale limatura dei listini, in fase negativa dall’inizio dell’anno e scese per la prima volta sotto quota 6 dollari al litro: qui si innestano le dinamiche di acquisto cinesi con il graduale riallineamento del dato giapponese, non più appesantito dal fardello yen. In fase di stabilità il continente americano, fisso a 5,51 dollari per litro da gennaio, mentre si assesta la caduta delle quotazioni pagate in Europa, che conferma i 3,70 dollari del secondo quarto dell’anno. In media, un litro di vino ha viaggiato per il mondo a 4,69 dollari, il 3% in meno rispetto al trimestre chiuso a giugno, ma addirittura -7% rispetto al corrispondente periodo del 2014.
C.d.G.