È record per i consumi di vino bio che passano in poco più di un anno da 2% a 16,8%; in crescita del 6,5% anche la superficie vitata pari all'11% del totale, in controtendenza rispetto alla convenzionale che continua a diminuire.
Sono i dati Firab (Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica) e Aiab (Associazione italiana agricoltura biologica), presentati al Sana, che confermano l'Italia ai primi posti nel mondo per la produzione di vino bio e al secondo per superficie vitata in Europa dopo la Spagna; tra l'altro oltre il 22% della superficie vitata mondiale è in Italia.
Quanto alle cantine bio certificate in Italia sono 1.300 che vinificano 4,5 milioni di ettolitri; a guidare la classifica è la Sicilia per dimensioni e incidenza, con quasi 1 ettaro su 4 coltivato a vite è bio, seguita da Puglia e Toscana; bene anche la Calabria, fanalino di coda nella produzione vinicola tradizionale ma in prima linea nella biologica.
Secondo l'associazione, i primati del vino bio si devono all'etichetta più chiara e trasparente, resa molto più attraente per i buyer della grande distribuzione che hanno messo a segno una crescita del 14% calcolata da Nomisma, a fronte di un calo di quasi l'1% del prodotto convenzionale; un trend confermato anche nei primi mesi dell'anno, pari a +5,6%. Ma a tirare la crescita, infine, è l'export, come del resto accade anche per il vino convenzionale; solo negli Stati Uniti, è italiana una bottiglia di vino bio su tre di quelle importate, per un conto economico totale di 56 milioni di euro nel 2013.
“La qualità del vino bio in questi ultimi anni è nettamente aumentata a detta di esperti enologi e consumatori – afferma all’Ansa Vincenzo Vizioli, presidente Aiab – basti pensare che il 49% dei consumatori ritiene che sia di qualità superiore rispetto ai convenzionali”.
C.d.G.