Italia regina di vendite di vini frizzanti nel mondo.
È quanto emerge da una ricerca condotta dal corriere vinicolo che mostra come, a fronte di un giro di affari delle bollicine nel mondo di 422 milioni di euro per un volume di 2,2 milioni di ettolitri, l’Italia ne rappresenta l’82 per cento, ossia 344 milioni di euro ed il 75 per cento di volume, pari a 1.6 milioni di ettolitri.
Nei soli mercati europei, il giro di affari è di 273 milioni di euro per un volume di 1,4 milioni di ettolitri, di cui il 70 per ceno riferito ad importazioni dall’Italia.
Italia quasi monopolista in Germania, Spagna, Austria, Francia, Repubblica Ceca, Finlandia, Paesi Bassi e con quote oscillanti tra il 30 ed il 50 per cento nella maggioranza degli altra Paesi.
Il patrimonio dei vini frizzanti, dunque, va gestito in maniera più che oculata, considerando che vi sono dietro intere economie territoriali, come i lambruschi emiliani e mantovani, i frizzanti prodotti in Veneto come il Prosecco, Chardonnay, Verduzzo, i vini dell’Oltrepò Pavese e del Monferrato piemontese.
Dal 2011, però, questo segmento di vini sta attraversando un periodo di calo dei valori. Da 356 milioni di euro del 2013, si è scesi a 344 milioni lo scorso anno, anche se i prezzi hanno sostanzialmente tenuto i valori conquistati nel 2013 a 2,11 euro per litro di media, segno di un processo di riqualificazione del prodotto e al contempo di un graduale spostamento verso mercati che non badano molto al prezzo come gli Stati Uniti. A decretare questo calo, i frizzanti comuni e quelli Igp. Mentre si dimostrano portanti i vini frizzanti Dop.
I vini frizzanti Dop, Igp e comuni si dividono il mercato in maniera diversa: Dop per oltre metà va in Germania; Igp soprattutto negli Stati Uniti; i comuni soprattutto in Germania, con America, Paesi Bassi e Canada.
C.d.G.