di Emanuele Scarci
Operazione valore per i vini abruzzesi. Il ministero delle Politiche agricole ha dato il via libera alla menzione “Superiore” per le Dop d’Abruzzo e ridotto il numero delle Igt da 8 a 1.
Secondo il modello di sviluppo promosso dal Consorzio vini d’Abruzzo, la parola d’ordine è rafforzare la comune identità dell’enologia regionale, valorizzando i singoli territori e rendendo più riconoscibile la scala dei valori. Più dettagli verranno forniti dal Consorzio in occasione della conferenza stampa di giovedì 17 marzo a Milano, a cui parteciperanno il presidente del Consorzio Valentino Di Campli e il vicepresidente della regione Emanuele Imprudente.
Mainstream
Il cosiddetto “modello” Abruzzo è, in poche parole, un percorso già seguito da altre denominazioni, quello del maggior valore, da raggiungere anche attraverso la zonazione. Tuttavia, da una parte, si riducono le Igt e dall’altra, si moltiplicano i territori di riferimento e i livelli di qualità. Con i nuovi disciplinari, sotto il cappello comune della dicitura d’Abruzzo, ora si distinguono territori e micro-territori; si introduce la menzione Superiore per le Dop regionali come i vini Montepulciano d’Abruzzo, Trebbiano d’Abruzzo, Cerasuolo d’Abruzzo, Pecorino d’Abruzzo, Passerina d’Abruzzo, Cococciola d’Abruzzo, Montonico d’Abruzzo. Le quattro appellazioni provinciali della Doc “d’Abruzzo” che potranno riportare le menzioni “Superiore” e “Riserva” sono: Colline Teramane; Colline Pescaresi; Terre de L’Aquila; Terre di Chieti.
Montepulciano protagonista
Nel 2020 Valoritalia ha stimato per tutti i vini Dop e Igp d’Abruzzo una produzione di 1,8 milioni di ettolitri, pari a 244 milioni di bottiglie. Al 28 febbraio scorso le giacenze risultanti a Mipaaf del solo Montepulciano d’Abruzzo erano di 1,62 milioni di ettolitri, di poco superiore a 1,57 milioni di un anno prima. In Abruzzo ogni anno si ottengono oltre un milione di ettolitri di vino a denominazione di origine. Di questi, circa 800 mila sono di Montepulciano. Le aree produttive della Regione si concentrano per la quasi totalità nella zona collinare: in particolare, nella provincia di Chieti ricade il 75% del territorio vitato, seguono Pescara e Teramo con circa il 10% ciascuna e infine l’Aquila con meno del 4%. Solo il 30% della produzione rimane in Italia. Il 70% va all’estero, in particolare in Germania, Usa, Gran Bretagna, Scandinavia e anche in Cina.
Vitigni e Coop
Tra i vitigni più diffusi, è sempre il Montepulciano a fare la parte del leone: coltivato su circa 17 mila ettari, con un trend in continua crescita. Tuttavia la Regione non è Montepulciano-dipendente: alcuni produttori hanno dimostrato che si possono fare anche ottimi Trebbiani. Il vitigno è coltivato in oltre 12 mila ettari. Ma c’è anche il Cerasuolo e da una serie di vitigni autoctoni stanno emergendo anche vini molto graditi ai consumatori, come Pecorino e Passerina. Tra gli attori principali del vino abruzzese, la cooperazione recita un ruolo di primo piano. Tre quarti della produzione complessiva provengono infatti da 35 cantine cooperative (32 delle quali operanti in provincia di Chieti) che, insieme alle private, arrivano a circa 250 aziende di trasformazione.