Presentato ieri all'Istituto Zooprofilattico di Palermo il volume di Rosario Schicchi che ha catalogato ben 80 specie di verdure siciliane
di Silvia Iacono
Le verdure spontanee siciliane, il turismo e l’enogastronomia. Questa può diventare la chiave per rilanciare l’economia e il turismo con un prodotto tipicamente “made in Sicily”.
La presentazione del volume scritto dal direttore dell'orto botanico di Palermo, Rosario Schicchi, Verdure spontanee di Sicilia – Guida al riconoscimento, alla raccolta e alla preparazione”, edito da I.Di.Med in collaborazione con l'Istituto zooprofilattico sperimentale della Sicilia è stata un’occasione per rilanciare un patrimonio di conoscenze legato strettamente alla terra di Sicilia. “Un turista a tavola vuole gustare il territorio e il modo migliore per farlo è quello di presentare piatti legati alla tradizione sicula – spiega Schicchi – Chi viene in Sicilia non vuole mangiare gli spaghetti alla norma, piuttosto potrebbe gradire un piatto di pasta con ricotta fresca di pecora e sciaccabulisci”.
Il libro è un’occasione per non disperdere un patrimonio di conoscenze antico legato alle verdure spontanee del territorio siciliano. Le specie endogene sono oltre 250 in Sicilia. Ne sono state catalogate nel volume 80, che sono descritte con una scheda con nome scientifico, nome italiano e in dialetto siciliano, sinonimi, una particolareggiata descrizione, il luogo in cui crescono, le proprietà, l'utilizzo in cucina, le curiosità, popolari, la presenza sul mercato, le avvertenze sull'uso ed infine la bibliografia di riferimento. Molti ristoratori e appassionati di cucina tipica vogliono conoscere meglio il mondo delle verdure spontanee. Ma raccogliere verdure spontanee non è semplice. “E’ necessario saperle riconoscere per evitare errori come quello si scambiare la mandragola, che ha effetti allucinogeni, con le biete spontanee”, precisa Schicchi.
Un passo in avanti sarebbe perciò realizzare a livello regionale dei corsi di formazione per addetti al riconoscimento di verdure spontanee in modo tale da evitare pericolose intossicazioni. Queste figure potrebbero garantire la cernita di verdure spontanee per tutti i ristoratori, dando maggiore sicurezza anche ai consumatori.
Anche alcuni istituti alberghieri di Palermo e provincia si sono avvicinati a questo mondo per acquisire uno storico patrimonio di conoscenze antiche delle verdure spontanee che possono poi essere riviste e rivisitate in chiave moderna e originale in piatti dal sapore originale e unico. Il direttore Santo Caracappa ha spiegato l’importanza di questo il libro: “L’istituto zooprofilattico della Sicilia è un ente sanitario che si occupa anche di sicurezza alimentare. Il Ministero della Salute mi ha affidato il compito di effettuare controlli non solo sugli alimenti di origine animale, ma anche vegetale. In quest’ottica il libro del direttore Schicchi è per noi un’opportunità per formare ed informare gli operatori sanitari e non solo tutti coloro che si occupano di trasformare e distribuire il cibo, come ristoratori e pasticceri”. Tra i presenti anche la delegata di Palermo per l’Accademia italiana della cucina, Daniela Nifosi, che ha sottolineato l’importanza di non disperdere un patrimonio di conoscenze tipicamente siciliano come quello legato alle verdure spontanee: “ La nostra accademia ha tra i suoi obiettivi quello di tutelare le tradizioni culturali delle cucine regionali anche attraverso l’utilizzo dei prodotti del territorio. Lo scopo è sempre quello di tutelare il patrimonio enogastronomico italiano”.