Che ci sia una vera e propria emergenza climatica sul nostro territorio è ormai sotto gli occhi di tutti.
Un tema che ormai viene affrontato da tutti, da Angelo Gaja, ad Attilio Scienza e anche lanostra redazione qualche giorno fa ha incrociato i dati sulle temperature nei principali territori del vino italiano. L'emergenza climatica, però, procede. E c'è una nuova ricerca che preoccupa i produttori italiani. La circolazione Atlantica meridionale, che trasporta l'acqua calda verso Nord e quella fredda verso Sud, sta rallentando. Si tratta di un fenomeno che può provocare un deciso riscaldamento del clima nei prossimi 20 anni. Lo sostiene una ricerca pubblicata sulla rivista Nature dal gruppo dell'Università di Washington. Il più recente picco negativo si è registrato dal 2004 al 2010, quando l'indebolimento è stato dieci volte maggiore del previsto. Nota anche con la sigla Amoc (Atlantic Meridional Overturning Circulation), la corrente funziona come un enorme nastro trasportatore che trascina l'acqua calda del golfo del Messico verso Nord, cioè verso Groenlandia, Islanda e mare di Norvegia; qui le masse d'acqua si raffreddano, diventano più dense e scendono in profondità. A questo punto la corrente fa una “capriola”, cambia direzione e trasporta l'acqua fredda verso i tropici.
Per osservarne caratteristiche e velocità, i ricercatori hanno utilizzato immagini satellitari e dati provenienti dal progetto internazionale Argo, che si avvale di boe galleggianti che raccolgono dati su temperatura e salinità. E' emerso che questo sistema di correnti sta passando dalla sua fase veloce a quella più lenta e questo ha implicazioni sul riscaldamento globale. Quando è nella fase più veloce, infatti, l'Amoc rimuove maggiori quantità di Co2 dall'atmosfera e le accumula in profondità, intrappolandole per periodi lunghissimi, di almeno mille anni.
“Questi dati confortano un'ipotesi avanzata recentemente, cioè che l'indebolimento di questa circolazione abbia implicazioni sul sequestro della Co2 presente nell'atmosfera – ha rilevato l'oceanografo Alessandro Crise, dell'Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) di Trieste – L'Amoc trasforma le acque calde in acque più fredde e dense, che assorbono CO2 e vanno in profondità. Si calcola che circa il 50% della CO2 assorbita dagli oceani sia stata catturata dalle acque raffreddate da questo meccanismo, nella sua fase più vivace”.
C.d.G.