È una vendemmia ‘autoctona’ quella che si aprirà nei prossimi giorni tra i filari dell’uva Corvina della Valpolicella.
A impugnare le forbici, infatti, sarà una schiera tutta veronese di circa 6.000 lavoratori stagionali tra giovani, prevalentemente studenti e neolaureati di un’età media di 24 anni, e pensionati impiegati complessivamente per un totale di 75 mila giornate/lavoro. Secondo una ricognizione interna al Consorzio di tutela vini Valpolicella, saranno loro la nuova manodopera dell’Amarone nell’anno segnato dalla mancanza della forza lavoro straniera, soprattutto quella dall’Europa dell’Est, a causa del Covid-19. “È una vigilia di vendemmia dai risvolti sociali quella che tra qualche giorno prenderà il via in Valpolicella, con un temporaneo ritorno all’agricoltura di giovani e pensionati veronesi che ci riporta alle raccolte degli anni ’70 – spiega il neopresidente del Consorzio, Christian Marchesini – Si tratta di un risultato importante che ci ha permesso di rispondere all’emergenza di reperimento della manodopera necessaria per la cernita delle uve destinate a produrre un Amarone di qualità – sottolinea il presidente -. Infatti, se le giornate di sole proseguiranno per tutto il mese di settembre, e in assenza di altri episodi meteo violenti, potremo parlare di una buona vendemmia”.
Sono quasi 8.300 gli ettari vitati nei 19 comuni della Doc veronese Valpolicella. Nella provincia leader in Italia per export di vino, sono 2.273 i produttori di uve e 272 le aziende imbottigliatrici. Lo scorso anno si sono superati i 64 milioni di bottiglie prodotte (18,6 mln per Valpolicella, 30 mln per Ripasso e 15,4 mln per Amarone e Recioto).
C.d.G.