Per molti produttori i vini di questa annata vanno lasciati in cantina a riposare a lungo per tirare fuori tutte le caratteristiche meravigliose di questo periodo
di Lorella Di Giovanni
Una vendemmia, quella del 2015, da ricordare ma anche da “invecchiare”.
“Abbiamo raccolto uve eccellenti da tutti i vitigni – spiega in un comunicato stampa Antonio Rallo, titolare e wine-maker di Donnafugata – che daranno vini profumanti e fruttati di grande eleganza e potenziale di invecchiamento”.
Che il 2015 sia un’annata straordinaria da destinare “a riserva” ne sono conviti molti produttori in tutta la Penisola: le buone scorte idriche, una primavera favorevole e un’estate calda ma mitigata nella seconda metà di agosto da piogge provvidenziali hanno garantito, infatti, una produzione molto abbondante e di grande qualità, con un taglio importante dei costi dei trattamenti fitosanitari.
L'Italia dunque, con una produzione di 48,9 milioni di ettolitri (dati della Commissione europea), è di nuovo leader produttivo mondiale, superando la Francia (46,6 milioni di ettolitri) e la Spagna (36,6 milioni). Secondo Assoenologi, il mercato è in crescita in particolar modo per i vini a denominazione di origine. Stabile per gli altri. Anche le esportazioni sono in aumento mentre i consumi interni scendono a meno di 36 litri pro capite (a fine 2015), contro i 45 del 2007.
In tale contesto perché non pensare a come valorizzare ancora di più il grande lavoro fatto dalle aziende in questa fortunata campagna vinicola? Una suggestiva proposta arriva da Dario Tommasi, della storica famiglia di viticoltori produttori dell’Amarone: “Bisognerebbe destinare una fetta importante della produzione all’invecchiamento, dimenticarla cioè in cantina e riparlarne tra sei o sette anni”.
Secondo quanto riportato da un articolo pubblicato recentemente dal settimanale Agrisole, Tommasi è dell’idea che volumi significativi di prodotto andrebbero sottratti al mercato per essere commercializzati tra cinque o sei anni preceduti dall’allure di un’annata irripetibile.
Si tratta di una proposta che trova d’accordo anche il presidente di Federvini, Franco Boscaini, il direttore di Assoenologi e presidente del Comitato vini Doc del ministero per le politiche agricole, Giuseppe Martelli e il presidente di Marchesi de’ Antinori, Piero Antinori. La pratica dell’invecchiamento, se opportunamente sostenuta da strumenti finanziari dedicati, rappresenta certamente un’interessante opportunità per preservare una vendemmia di grande qualità ma anche per far fronte in futuro ad annate produttive che potrebbero rivelarsi meno fortunate.