La crisi allenta la presa sul settore vitivinicolo italiano, dando ossigeno ai produttori con prezzi in crescita ed un export in continua espansione che compensa l’ormai strutturale calo dei consumi interni.
È, in sintesi, lo scenario disegnato da Assoenologi che ha diffuso le prime stime sulla vendemmia 2011 elaborate sulla base di circa il 30% dell’uva già raccolta che promette un’annata con vini di alto profilo in quasi tutte le regioni. I cambiamenti climatici e le bizzarrie del tempo infatti non hanno impedito una raccolta «di ottima qualità», anche se lievemente inferiore al 2010 (-5% a 44 milioni di ettolitri) prevalentemente a causa del caldo torrido della seconda quindicina di agosto, che ha influito sulla resa uva/vino ridimensionando la produzione. Al Sud – sottolinea Assoenologi – hanno inciso sulla flessione della raccolta anche la cosiddetta ‘vendemmia verde’, che consiste nel rendere improduttivo il vigneto per un anno, e gli ‘estirpi’ dei vigneti a fronte del premio comunitario. «Qualitativamente nel 2011 si riscontra una certa omogeneità in quasi tutte le regioni, ma la possibilità di firmare un millesimo di alto livello – precisa il direttore generale di Assoenologi Giuseppe Martelli (nella foto sotto) – è legata all’incognita del clima di settembre: se sarà soleggiato ma fresco e con buoni escursioni termiche notturne, quasi sicuramente si otterranno vini bianchi profumati e rossi ben strutturati».
Non c’è dubbio invece sui segnali di ripresa del settore. A cominciare dall’incremento delle quotazioni all’ingrosso di uve, mosti, e vini in quasi tutte le regioni italiane con incrementi che vanno dal 5% al 20% per le tipologie più richieste. Nel 2010 – ricorda Martelli – i prezzi all’ingrosso dei vini erano invece stati uguali rispetto al 2009, anno in cui a causa della crisi erano scivolati di oltre il 30% rispetto al 2008.
«La conseguenza fu che ad un incremento del 6,2% in volume delle esportazioni, corrispose nel 2009 un calo del 6,1% in valore: segno che i nostri produttori pur di non perdere i mercati avevano preferito abbassare i prezzi. Uno sforzo però ripagato visto che nel 2010 l’export di vino italiano ha fatto registrare un incremento dell’11,9% in valore e dell’11% in volume. Un trend confermato – dice Assoenologi – dai più recenti dati 2011, quelli del primo trimestre, che indicano un ulteriore incremento del 15% in valore e del 16,5% in volume. Al boom delle esportazioni si contrappone un ormai strutturale calo dei consumi interni di vino che, secondo Assoenologi, sono orientati verso un ulteriore decremento rispetto ai già bassi 43 litri pro-capite del 2010 contro i 47 del 2007. Un dato testimoniato anche dal netto calo della superficie di uva da vino in Italia che in vent’anni ha perso 286.000 ettari, ovvero quanti ne hanno oggi la Lombardia, la Puglia e la Sicilia insieme. Eppure ancora oggi il 17% della produzione mondiale di vino, che ammonta a 300 milioni di ettolitri di cui il 60% provenienti dall’Ue parla italiano così come il 30% di quella europea. Infine, tornando alla vendemmia 2011 Martelli precisa che quest’anno »l’Italia risulta divisa in due parti, il Centro-Nord (fino alla Toscana) che manifesta un’incidenza produttiva abbastanza omogenea rispetto allo scorso anno (da 0 a -5%), il centro-Sud (dalle Marche alla Sicilia) con flessioni dal 5 al 20%. In controtendenza la Sardegna che dopo tre anni di cali sale del 15%.