Da sinistra Massimo Padova, Lilly Fazio e Massimo Lentsch
C’è un sentimento comune tra i vigneron di Sicilia in questi giorni immersi nel trambusto, od ovattati nell’attesa, della vendemmia 2011: il sentimento della gioia.
Eppure qualche nota negativa per abbassare l’asta degli umori ci sarebbe, a partire da una “epidemia” di peronospora sofferta a livelli che non si registravano da un decennio. E qua e là accompagnata da episodi di oidio. Ma a macchia di leopardo com’è la sua caratteristica. Scegliendosi senza criterio aree diverse della Sicilia. Che seppur non hanno intaccato la qualità delle uve ne hanno ridotto in termini significativi la quantità. Ma la gioia c’è lo stesso. E questo è sempre, e come, un miracolo, che in Sicilia, puntuale si rinnova nel rito più antico nel mondo. E per la vendemmia più lunga del mondo. Ma passando dai caldi sentimenti del cuore al freddo senno della ragione qual è il vero stato dell’arte secondo i vigneron isolani? Per Massimo Padova uno dei patron di Riofavara, azienda nell’agro di Ispica, Sicilia sud-orientale, quattro etichette più il “Notissimo” definizione di un moscato di Noto vinificato in poche bottiglie, secondo disciplinare, di pandemie ampelografiche ne ha patite più di una, ma questa del 2011 si annovera tra «quelle che lasciano il segno: perché dobbiamo parlare di un 35/40% per i bianchi andato perduto. Dato certo perché abbiamo già iniziato a vendemmiare con lo chardonnay; seguiranno a giorni l’insolia e il grecanico e dalle prime valutazioni sembra che i dati si attesteranno su questi livelli. Sui i rossi invece, una prevenzione molto curata e operata in tempi opportuni, ci consentirà di limitare i danni. Che pure son tanti se rapportati alle nostre rese già pianificate bassissime ovvero 45/50 quintali per ettaro». Ma «quando l’uva è poca, l’annata è buona» è l’immediata consolazione che Massimo Padova si affretta ad esternare, corredandola , simbolo della gioia, con uno smagliante e sorridente ottimismo.
Passando al versante occidentale, agro ericino, ecco che qualcosa cambia. Lo afferma Lilly Fazio, ovvero l’altra faccia della gioia. Qui non si registrano casi fitopatologici. Né oidio, né peronospora. E la gioia ha un suo nome: ”Briosa”. E’ l’aggettivo che la Fazio ha scelto per definire la “sua” vendemmia 2011. Che ha già portato in cantina le prime uve a bacca bianca per le basi degli spumanti; lo chardonnay, il moscato e il Muller Thurgau. Tutte sane dalla perfetta maturazione, figlie di una stagione “ben temperata” che «annuncia bianchi più fruttati, eleganti e chissà forse ancora più longevi. Il primo colpo di cesoia per i rossi è programmato per fine agosto, e ci siamo – precisa Lilly Fazio – e inizieremo, nell’ordine, con il Syrah, poi il cabernet e quindi il merlot. Più in là sarà la volta del Nero d’Avola».
Improntata all’ottimismo è anche la fiduciosa attesa per la vendemmia delle Eolie. Programmata per l’ultima settimana di settembre. Fiduciosi perché l’estate sta avendo un suo decorso ideale e perché preceduta da una primavera dalla piovosità “a norma” che ha consentito uno sviluppo della maturazione vegetale definita ideale e che a sua volta lascia intuire un’ottima annata e caratterizzata da un grande equilibrio. Stando ai parametri di Massimo Lentsch patron della Tenuta di Castellaro, due etichettetanto per cominciare, un rosso, “Nero Ossidiana”, a base di CorintoNero e un bianco, ”Pomice bianca”, blend di Carricante, malvasia delle Lipari con una piccola percentuale di moscato giallo. E’ infatti una giovane azienda con in portafoglio più appezzamenti distribuiti sull’isola di Lipari. «Si registra però, in parallelo – aggiunge Lentsch – un leggero calo di produzione attestato ad un 20%. Tradotto: un chilogrammo per pianta ne risulterà la produzione». Due etichette ma mille progetti in un business plane che mira a spingere, in cinque anni, la produzione a 150 mila bottiglie partendo dalle attuali 35 mila. Non solo numeri ma nuove vinificazioni. In fase sperimentale ci sono un rosato e una Malvasia secondo protocollo. Fare una previsione, impossibile. «E prevedere un grande equilibrio per adesso è solo un’ intuizione».
La vendemmia delle attese si sta consumando anche sull’Etna. Mancano ancora dieci settimane per i primi tagli, l’uva è ad uno stato iniziale, l’invaiatura. «E quale genere di previsione si potrà fare in questo periodo? – si chiede Alberto Graci – se non l’auspicio di mantenere quello che le premesse dei doni della natura ci stanno offrendo. Temperatura mite e grandi escursioni da mesi: niente di meglio da aspettarsi. Che settembre ce la mandi buona e senza mutazioni repentine delle condizioni metereologiche».
C’è poi «la fatica fiduciosa» così espressa da Calogero Mannino, e utilizzata per definire il suo approccio alla vendemmia 2011 a Pantelleria. La fatica dei contadini sommata alla la fatica della gestione dei mercati. «Ma appassire tradizionalmente le uve al sole per farne un passito è un culto che genera i suoi benevoli effetti – pontifica Mannino –. Nonostante la crisi dei consumi il nostro passito conserva un appeal vincente. E la contrazione dei consumi pare per un problema dell’altro mondo. Bene le vendite sull’estero. Il mercato più interessante? Il Giappone. Non aggiungo altro». All’azienda Abraxas non alberga alcuna patologia. Nell’isola purtroppo non è così. Il segreto? «La nostra “Rosa mistica”. E’ il miglior rilevatore delle patologie, quando i petali di rosa del nostro giardino subiscono un’alterazione del colore, ecco che occorre iniziare la terapia preventiva». Così è stato e oggi in azienda possono parlare di una vendemmia con uve perfettamente sane, leggero calo di produzione per lo Zibibbo ma ottima qualità. ph basso, buon fruttato.
Stefano Gurrera