Gdo, enoteche, e-commerce, vendita diretta, club del vino.
In attesa della ripresa del “fuori casa”, con la ristorazione e il turismo fermi ai box, la Valpolicella si interroga sui canali di vendita più accessibili per il vino di qualità in tempi di Covid-19. Canali che hanno registrato in diversi casi repentine mutazioni destinate a diventare strutturali, come rilevato alla Annual conference organizzata dal Consorzio tutela vini Valpolicella in edizione digitale fino a domani. Per il presidente del Consorzio, Christian Marchesini: “Nel 2020 abbiamo prodotto circa 64 milioni di bottiglie pronte alla vendita: è un bel risultato in linea con i dati dell’anno precedente, nonostante il prezzo medio sia un po’ calato. Considerato tutto quello che è successo potremmo dire che è una mezza vittoria, ma non lo facciamo: troppe piccole aziende del vino hanno pagato il gap della ristorazione, e non sono riuscite ad allargare le vendite agli altri canali distributivi”.
Sotto la lente, la crescita e l’evoluzione della domanda nella grande distribuzione in Italia e all’estero, come registrato dalla statunitense Wilson Daniels, azienda leader nell’importazione/distribuzione di prodotti di alta gamma con 45 marchi europei luxury in portafoglio. “Nel retail Usa – ha detto il brand manager per l’Italia, Alessandro Boga – assistiamo a un forte incremento delle vendite di vini di alta gamma. Nel 2020 i segmenti “luxury” (oltre i 20 dollari a bottiglia), ultra e super premium (da 10 a 20 dollari) sono cresciuti a valore in Gdo rispettivamente del 26% e del 23% e oggi incidono per più del 50% sull’intero fatturato vino. Sale il retail, ma scende il fuori casa. I dati ricavati dal portafoglio Wilson Daniels riflettono infatti l’effetto sostituzione delle modalità di consumo operato sul primo mercato al mondo per l’Amarone e il vino italiano, con l’horeca che in un anno ha registrato una contrazione della sua quota di mercato dal 57% al 35% e con l’off trade protagonista di un percorso inverso (dal 43% al 65%), con i vini della Valpolicella a +70%. Sullo sfondo, il boom di vendite online sul portale wine.com, che schizzano a +142%, e il raddoppio del mercato nel canale dei wine club. In crescita anche la Gdo italiana, come rilevato dal responsabile alcolici di Coop Italia, Francesco Scarcelli: “L’incremento del fatturato vino nel 2020 è stato importante, attorno al 5,5%, con un leggero aumento dei prezzi (+1,5%) dato anche dalle minori promozioni. Stiamo assistendo a politiche diverse da parte di brand che fino a poco tempo fa non approcciavano la grande distribuzione mentre oggi la ritengono un canale interessante per i propri prodotti di alta gamma”.
Multicanalità fondamentale anche per Denis Pantini, che con Nomisma Wine Monitor ha analizzato per il Consorzio gli impatti del Covid sulle vendite di vino. “L’Italia soffre meno dei suoi principali competitor – ha detto Pantini – proprio per una sua maggior diversificazione della distribuzione di vino nel mondo. Una componente che ha favorito anche i vini della Valpolicella, in particolare all’estero. In Italia – ha aggiunto – l’e-commerce è partito in sordina ma lo scorso anno ha registrato il raddoppio del proprio giro d’affari, oggi a 200 milioni di euro. Un fenomeno strutturale e non più solo dettato dall’emergenza, ma che – è bene ricordarlo – vale il 7% del fatturato vino della Gdo”.
Valpolicella protagonista negli store Signorvino, enoteca del made in Italy diffusa con 21 punti vendita nel Nord e nel Centro del Belpaese che lo scorso anno ha visto i vini rossi primeggiare con una incidenza a valore sulle vendite al 45% (30% gli sparkling). Per il brand manager, Luca Pizzighella: “La pandemia ha accelerato il trend di maggior spesa per bottiglia, un processo di premiumizzazione generato dal maggior potere di acquisto determinato dalla chiusura della ristorazione. La denominazione Valpolicella è uno dei prodotti leader di Signorvino, con un’incidenza sulla spesa di vini rossi al 35% e con l’Amarone che rappresenta il 52% degli acquisti dei prodotti del territorio, seguito dal Ripasso (38%)”. La domanda del re della Valpolicella prevale infine sulle altre 2 grandi denominazioni rosse italiane: l’Amarone rappresenta il 9% dei volumi commercializzati, contro il 4% del Barolo e il 3% del Brunello di Montalcino.
Per Callmewine, e-commerce da oltre 1.500 aziende con 9 mila etichette, l’exploit della rete dello scorso anno ha determinato un raddoppio del fatturato. Bene i vini della Valpolicella, secondo il fondatore, Paolo Zanetti: “L’incremento sui volumi è stato dell’84%, grazie in particolare al Valpolicella e all’Amarone. A valore le vendite della Docg rappresentano il 55% del totale, con il Ripasso al 28%, il Valpolicella (classico e superiore) al 17% e il Recioto all’1%”. La prima regione per bottiglie vendute è la Lombardia (31%) seguita da Veneto (12%), Lazio ed Emilia Romagna (11%).
C.d.G.