di Emanuele Scarci, Verona
La Valpolicella è una delle denominazioni rossiste tra le più in salute.
E anche nell’incerto 2022 potrebbe beneficiare della crescita internazionale del vino italiano, sia pure con una marginalità in erosione. Almeno così recita il report dell’ufficio studi di Banco Bmp presentato ad “Amarone Opera Prima”, evento dedicato all’annata 2017 che si conclude oggi a Verona. La Doc Valpolicella comprende 19 comuni con circa 8.600 ettari di vigna, una produzione nel 2021 di 73,6 milioni di bottiglie per un valore alla produzione di circa 500 milioni di euro, di cui quasi la metà ascrivibile alle vendite di Amarone. Dal report Bpm le imprese della Valpolicella emergono tra le più performanti in termini di liquidità, di minor indebitamento e di miglior sostenibilità del debito nell’anno-Covid 2020. L’utile netto medio registrato dalle imprese della Valpolicella si è attestato al 6,4% dei ricavi, contro un dato generale dello 0,4% del segmento premium e del -2,6% per il classic; il Margine operativo lordo è stato il 14,4% a fronte di un 12,5% del premium.
“Lo studio – ha detto il presidente del Consorzio della Valpolicella, Christian Marchesini – dimostra come sia importante per una denominazione come la nostra mantenere standard qualitativi elevati, con un adeguato posizionamento del prezzo medio e della brand awareness. In questo senso, l’Amarone contribuisce in maniera determinante alle spalle larghe evidenziate dalle imprese nei bilanci anche in un periodo non certo facile del recente passato. E per questo siamo fiduciosi che anche l’attuale difficile congiuntura possa essere affrontata e superata nel migliore dei modi”.
Incognite internazionali
Lo scenario attuale, secondo il Banco Bpm, è contraddistinto da un’elevata incertezza per il settore a livello internazionale, a partire dal conflitto russo-ucraino che è concausa di molti fattori, quali l’inflazione e la stretta sulla politica monetaria dell’Unione europea, il caro prezzi e la carenza di forniture. Nonostante le incertezze, secondo Bpm la domanda internazionale di vino italiano è stimata ancora in crescita. Un combinato disposto che ha indotto il Cerved a rivedere al ribasso le ultime stime del comparto per il 2022, con le vendite all’estero date comunque in lieve crescita, ma con un Mol più che dimezzato, dal 10% al 4,7%.
2021 boom
Il 2021 si è chiuso per la Valpolicella con un balzo delle vendite a valore del +16%, trainato della domanda italiana del +31% e a un export in crescita dell’8%. Secondo l’indagine compiuta da Nomisma Wine Monitor su un campione rappresentativo di oltre il 40% del mercato, la miglior performance è da ascrivere all’Amarone, protagonista di un autentico boom di vendite (+24%), con l’export a +16% e addirittura un +39% a valore sul mercato interno. Per il re della Valpolicella, che nell’ultimo biennio ha preso la strada estera nel 65% dei casi, i mercati top sono stati Canada, Stati Uniti e Svizzera, seguiti a ruota da Regno Unito e Germania.